Speranze,
propositi, momenti euforici nei quali si pensa “posso fare”,
pianificazione di progetti, tentativi e poi, il vuoto. Quel vuoto da
colmare con attività futili atte a riempire quella sensazione di
incapacità nell'affrontare ciò che si desidera. Affrontare, andare
incontro con coraggio.
Decidere
di fare!
Ma
la faccenda è complicata e per evitare di ammettere la propria
incapacità si spiattella un catalogo di alibi.
Alibi
che ci accompagnano e ci scusano per tutta la vita. Poi, in riunione
sulle panchine di Sanremo, (chi ha lavorato con me sa cosa
intendo) si dirà: “Se tornassi indietro, se avessi fatto,
se...”
“Abbiamo
le conoscenze per fare ciò che desideriamo ma c'è qualcosa che...”.
Quel
qualcosa siamo noi!
Noi,
pieni di paure e freni che, se ci chiedessero di spiegare, non
sapremmo da che parte iniziare.
Allora?
Allora
basta! Cominciamo a reagire e agire! Cominciamo ad affrontare con
coraggio, perseveranza e entusiasmo quello che abbiamo deciso di
fare.
Fare
quella cosa che ci piace e ci fa sentire bene.
Allenare
la mente ad utilizzare ciò che si conosce!
Conoscenza
e preparazione sono pronte, adesso sta a noi decidere se metterle in
pratica.
Trasferire
questi concetti, per chi si dedica alla preparazione mentale delle
persone, è difficile. Ti attrezzi con testi, argomentazioni floride
di parole chiave, esempi a prova di bomba, lucidi, slides,
testimonianze ma sai, in cuor tuo, che è tutto inutile. Chi ti
ascolta accetta verbalmente ciò che dici perché è bello e sarebbe
interessante poterlo fare. Così, tutti d'accordo sui concetti, ci si
dimentica che bisogna praticarli. Così facendo ci alimentiamo di
conoscenze, conoscenze che condividiamo in astratto. Arriva il
momento di fare, abbiamo le conoscenze ma...davanti all'azione siamo
inchiodati. La nostra mente non è allenata a sufficienza. La nostra
mente ci frena.
Ecco
perché, una volta spiegato tecnicamente (acquisizione delle
conoscenze) mi ritrovo sul greto di un torrente con i piedi nudi
affondati nella neve. Devo immergermi nell'acqua nudo, solo io e
quello che mi circonda. Conosco il modo e conosco le conseguenze.
Cosa mi trattiene nel buttarmi in acqua? Se in aula ero d'accordo
sull'atteggiamento mentale per affrontare le cose, perché adesso
resisto?
Chiudo
salutando il gruppo di giovani con i quali ho lavorato nei giorni
scorsi. Ragazzi, abbiamo fatto cose strane e anche al limite,
attività che non fanno parte della vostra professione, ma vi chiedo
di affrontare le questioni che si presenteranno nel corso della
vostra vita lavorativa, con lo stesso atteggiamento mentale con il
quale avete affrontato le attività in outdoor.
Quell'atteggiamento
mentale che dà valore aggiunto sull'azione da intraprendere.
Avete
dato il massimo, non perdete lo spirito che ci ha guidati. E
ricordate la battuta “taca...!!!!” Sempre!
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