venerdì 19 novembre 2010

La perfezione

Giovedì 18 novembre 2010 alle 22.00, mi congedo da un gruppo di lavoro. Ho finito una serie di incontri formativi e informativi. Tutto normale, salgo in macchina e penso.
E' un gruppo che svolge un lavoro importante, operano nella sanità. Tutti i giorni devono dare supporto a persone che hanno bisogni legati alla salute. Salute, grande cosa. Stare bene, grande cosa.
Un gruppo affiatato e collaborativo che ha ben chiaro cosa e come devono fare. Con loro abbiamo affrontato vari argomenti, uno di questi, la ricerca della perfezione.
Perché la ricerca della perfezione? Perché è un atteggiamento naturale e già insito nell'uomo. Non si potrà mai raggiungere la perfezione ma, inseguendola, esigendo la sua realizzazione, naturalmente si migliorano più stati mentali e si affinano le capacità. Non deve essere esasperazione al successo, termine usato con mille interpretazioni personali, la perfezione è rendere utile e completa l'azione intrapresa. Presenti e attenti a ciò che si fa. Operando in questo modo si va in avanti, si migliora senza neanche accorgersi. Voler rendere perfetto significa esternare tutto ciò che è dentro di noi, con fatti, azioni e non propositi verbali o dichiarazioni di intenti che non trovano la via della pratica reale. Difficile, molto difficile, ma si può.
Salutando questo gruppo di giovani con “occhio acceso”, li ho richiamati alle loro qualità.
“Non è un corso che vi rende migliori, non è il relatore che è stato più o meno bravo nell'esposizione, siete voi. Siete voi che, dalle parole spese, trarrete le conclusioni e deciderete in merito. Sarete voi con i vostri talenti e difetti che vi impegnerete per rendere il vostro lavoro un lavoro perfetto. E' solo una grande e unica opportunità!”
Questo gruppo, con occhio acceso, non solo lavora per procurarsi un salario, lavora per dare reale fiducia a chi, in un determinato momento, ha veramente bisogno, … non è così facile.

giovedì 4 novembre 2010

Penso -agisco- penso- agisco

Siamo, chi più chi meno, sempre in corsa. Frenesia fasulla o reale, siamo in movimento anche quando si passano ore in coda sulle strade. Ci agitiamo e occupiamo la nostra mente con una moltitudine di pensieri a volte, anche positivi, ma sempre con la massima velocità. Nel libro di Michael Ende, La storia infinita, c'è una frase che affiora nella testa quando penso all'agitazione dell'animo:
“Bastiano era già passato per un'infinità di porte e di stanze esagonali. Ogni decisione che prendeva lo conduceva a prendere la successiva, che a sua volta portava con se un'altra decisione. Ma tutte queste decisioni non mutavano nulla nel fatto che egli si trovava ancor sempre nel Tempio delle Mille Porte, e anche che ci sarebbe rimasto. Mentre proseguiva così da una porta all'altra, cominciò a riflettere sull'utilità del suo modo di agire. Il suo desiderio era infatti basato a condurlo nel labirinto, ma evidentemente non era sufficiente a fargli trovare la strada per uscirne. Aveva desiderato di trovarsi in compagnia ma solo ora si rendeva conto che il suo desiderio era vago; in realtà non aveva desiderato nulla di preciso”.

Può capitare di ritrovarsi in labirinti del genere; allora?
Basta fermarsi e pensare sull'utilità del proprio modo di agire. Detto così è semplice, nella pratica la faccenda si complica. Perché? Perché fermarsi, pensare, rimanere in silenzio ed entrare in contatto con se stessi può far paura. Ho notato che molte persone non sopportano l'idea di stare soli e pensare. Hanno un atteggiamento di resistenza, ma poi, una volta sperimentato, si accorgono quando è gratificante entrare in se stessi.
E' un'esperienza che tonifica, rilassa, ricarica. Incontro persone che ricercano un momento per fermare la giostra. Due anni fa, proprio per soddisfare questa necessità, abbiamo organizzato un soggiorno presso IterFormo intitolato “IL Silenzio”. Da quella volta si sono ripetute 4 edizioni.
Il luogo e la struttura si prestano molto bene per questi eventi. Così anche quest'anno nel periodo invernale, ci si ritrova nel silenzio, nel ritmo calmo che cadenza le attività organizzate per i due giorni. Un sapore strano tra vita monastica e ribollir di idee. Da provare! Vi aspetto!