lunedì 17 dicembre 2012

Auguri di Buone Feste

Io e tre soci, tema: “Come augurare buon natale ai collaboratori?”
Le idee, quando si pianificano queste attività sono tante, ma non sempre di vera novità motivante, quindi, il lavoro si fa duro.
Escludiamo il classico panettone con bottiglia, escludiamo la cena di fine anno, escludiamo i buoni relax in una SPA, escludiamo premi in danaro. Dopo un pò, tra proposte ed esclusioni, ecco il socio silenzioso che, con un gesto della mano chiede parola. “Quest'anno, nonostante la crisi, dobbiamo dire che abbiamo retto il colpo, abbiamo lavorato senza ricorre ad alibi. Questo lo dobbiamo comunicare alle aree della nostra organizzazione. Come? Con una lettera indirizzata ad ogni area aziendale, dalla reception alla produzione compreso il magazzino”.

Perfetto!

Una lettera, non si usa più, ma una lettera, ben articolata, ha sempre il suo valore.
Così abbiamo iniziato a lavorare sui contenuti, con dati e fatti accaduti, che hanno permesso di superare ostacoli. Abbiamo ringraziato i componenti del gruppo di lavoro relativo a quell'area, avvertendo che lo stile adottato non può essere abbandonato nel corso dell'anno entrante.
La perplessità, anche se pensavamo potesse essere la strada giusta, navigava nelle nostre menti.

Perplessità svanite dalle prime e-mail di ringraziamento ricevute dai collaboratori ai soci.
La lettera, con il vero sapore di missiva d'altri tempi, spedita alla reception era articolata così:
I clienti che hanno varcato la nostra porta, si sono sentiti a loro agio perché, con il giusto modo di fare, li avete predisposti ad incontrare la nostra azienda con serenità. Un semplice buon giorno e un ben arrivato, sono i primi strumenti di una buona relazione. Un grazie anche da parte nostra come proprietà, arrivare al mattino e sentire dal vostro saluto che possiamo contare su ....”
Nelle altre missive si sono elencati i dati quali/quantitativi delle performance raggiunte con un ringraziamento allo sforzo psico/fisico espresso dai componenti del gruppo di riferimento.
Quanto avvenuto da questa esperienza forse un po' atipica, mi fa pensare al valore dell'impresa e degli imprenditori che si sono dedicati a questo. Era più facile regalare un panettone, hanno scelto di parlare ai loro “ragazzi”. Hanno scelto di raccontare e fornire i motivi per i quali la battaglia del 2012 è stata combattuta.

Rientrando, dopo aver letto alcune e-mail di ringraziamento, ho pensato: l'azienda si alimenta con il confronto, con le idee e la dedizione di ognuno. Banale, ma vero!

lunedì 17 settembre 2012

Si può fare! dedicato a tutto lo staff di "La bella e la bestia"


Vederli sorridenti e soddisfatti che s'inchinavano davanti al loro pubblico per ricambiare gli applausi scroscianti, mi piaceva, anzi, provano una forma di eccitazione rivoluzionaria.

Mi ripetevo:- Sì! Si può fare!
Si può fare cosa?
Di tutto, quel tutto che serve, a far esplodere energia, energia e pensiero in tutti noi.
Vado al fatto.
Spettacolo “La bella e la bestia” dove? All'oratorio di Bellinzago!
La quantità di persone presenti può fare invidia a qualche professionista del settore spettacolo.
Gli attori? Giovani non professionisti ma professionalmente preparati!
2 anni di preparativi e prove, si sono fatti il mazzo, ma è giusto, lavorare assieme per tanto tempo e con un obiettivo comune si imparano tante cose.
Il loro impegno, la loro dedizione si trasforma in realtà, una realtà che racconta che i giovani non sono come a volte si descrivono mentre si sorseggia da un bicchiere di vino nero e si sparano sentenze a manetta.
La rivoluzione sta nelle azioni. Fare, coinvolgere, dimostrare che l'impegno paga sempre, rifuggire dalle chiacchiere, dai teoremi astratti di concetti mentali che, in ultima analisi, non sono altro che parole da finti intellettuali o moralisti che hanno voglia di ripulirsi.
Mi è stato detto: Non tutti i giovani sono così attivi e propositivi! Vero, e mi dispiace per loro! Il fatto sta nelle scelte, ci sono tante proposte nelle quali si possono mettere in risalto talenti e propensioni, sta ai giovani scegliere, non possono solo valutare l'ultima offerta tecnologica, l'ultima ondata di moda, la scelta del locale nel quale passare alcune ore di divertimento....

Una volta nel gregge è inutile che abbai: scodinzola!
Anton Cechov

Scegliere e decidere è difficile, ma non per questo si deve scegliere e decidere sulle cose o faccende più semplici e, a volte, inutili per la propria crescita.
Ecco la rivoluzione!
Sviluppare qualcosa per se (gratificarsi) che sia di supporto e utile agli altri. Se traduciamo questo in un concetto matematico abbiamo fatto bingo. Io sto agli altri come gli altri stanno a me. Perfetto!
Continuate ragazzi, non è tempo perso, raccontate con le vostre gesta che se si vuole, si può!
Vi auguro che lo spirito di rivoluzione rimanga sempre dentro di voi, perché il rischio è sempre in agguato... cercava la rivoluzione e trovò l’agiatezza.
Leo Longanesi
Per fare qualcosa di utile non occorrono giovinezza e sfrontatezza, occorre solo passione e desiderio. Sì, si può fare!

venerdì 6 luglio 2012

L'imprenditore di altri tempi...


...quello che veniva definito il Padrone quella figura odiata e amata a seconda delle esperienze dirette vissute.
Bene, in questi giorni mi è successo qualcosa che mi ha riportato a quei tempi.
Racconto senza menzionare nomi e marchi per motivi comprensibili ma il fatto è realmente accaduto
Incontro i soci di una azienda decisamente attiva che, in questi momenti di chiari di luna è difficile incontrare. In questi periodi s'incontrano persone che piangono, accusano, attendono, guardano al passato e perdono le forze per il futuro.
Riunione di riordino idee e basi per modificare l'assetto organizzativo. Inizio ore 19.30 termine circa le 23. Riporto l'orario per far capire che se durante il giorno tutti sono molto impegnati vale la regola che, se sono “sul pezzo”, posso gestire il tempo e non il tempo a gestire i miei impegni. Ma anche questa è un'altra storia.
Torno alla riunione
Propongo di apportare cambiamenti all'operato di un loro collaboratore. Finita la mia esposizione uno dei soci mi guarda e inizia così:- E' giusto che tu sappia! Mi racconta la difficoltà che il collaboratore sta vivendo, difficoltà che vanno dalla situazione finanziaria, ai rapporti famigliari, in definitiva un bel casino.
Penso: “cazzo un bel casino, il collaboratore mi sembrava valido”. Il socio mi racconta che per due mesi ha parlato con lui, ha coinvolto la famiglia aiutandola anche economicamente, ha guidato gli sviluppi e seguito con consigli.
Il socio aggiunge: è una brava persona, ha sempre lavorato bene e con buoni risultati, ha creduto nell'azienda, disponibile ai bisogni organizzativi e creativo al momento giusto, ha fatto cazzate ma non potevo lasciare andare tutto questo.
Il padrone! Molti stanno pensando che il gesto di aiuto sia esclusivamente legato all'interesse del padrone che vuole sempre guadagnare sulla pelle degli altri, errore clamoroso. Al collaboratore, ancora insolvente nei confronti del prestito e non ancora in una posizione di soluzione al caso, è stata offerta una seconda opportunità. L'azienda ha tutto quello che serve per sistemare la situazione del collaboratore, per esempio, chiudere un rapporto senza perderci, ma ha scelto, la seconda possibilità.
Una possibilità che permette di recuperare una persona. Una persona che può fare sbagli ma non per questo si deve far finta di niente sui meriti. Morale, il collaboratore sarà investito di nuove responsabilità nel gruppo. Al collaboratore si dirà in modo chiaro il perché della scelta e cosa ci aspetta da lui. Il padrone! Pensare che molti manager o titolari non avrebbero investito nemmeno 3 minuti del loro prezioso tempo per gestire la questione. Avrebbero optato per soluzioni più distaccate, soluzioni che non andavano ad impegnare più di tanto. Invece, l'imprenditore, socio di un'azienda che sta crescendo anche in questi momenti di difficoltà generale, pensa agli investimenti materiali e umani.
Rientrando a casa, con velocità di crociera tipica di chi pensa e si emoziona, ho avuto una visione. Un imprenditore di altri tempi, criticato, amato e odiato. Un'imprenditoria che, con tutti i difetti, ha fatto impresa e nella sua impresa lavorano PERSONE

lunedì 18 giugno 2012

Forgiati dalla nostra stessa adolescenza


Forgiati dalla nostra stessa adolescenza.
Questo pensiero mi è arrivato dopo l'incontro con un amico.
Un amico che non vedevo da più di 30 anni. Un incontro al quale non riesco ad assegnare termini qualitativi, sarebbero banali.
Una serata dedicata al racconto delle nostre avventure di adolescenti.
Avventure, si, il termine è proprio.
Da ragazzi ci siamo buttati in avventure che spaziavano dalla speleologia, all'alpinismo, al motociclismo e attività miste, difficili da denominare. Queste attività erano svolte con la massima serietà e con la minima dote di attrezzatura, quasi niente. Noi, come per qualsiasi attività organizzata, rispettavamo i principi della pianificazione, programmazione, esecuzione e controllo. Ci veniva naturale, dovevamo cimentaci con faccende che rasentavano il limite, e le ossa, dovevamo portarle a casa.
Tutti osavamo, chi più, chi meno, ma ci si buttava nel fare le cose.
Così, mentre si discorreva dei ricordi, il mio amico esce con una frase del tipo: “Se noi siamo così è perché quel periodo ci ha formati!”
La sera, rientrando, la mente viaggiava nei ricordi di quel periodo ma, prima di addormentarmi, mi sono ricordato della frase dell'amico: “Se noi siamo così è perché quel periodo ci ha formati!”
L'amico ha ragione.
La preparazione delle future generazioni oggi, si basa soprattutto sulla conoscenza. Avere informazioni, apprendere tecniche.
Forse troppo. Giovani che conoscono molto bene cosa dovrebbero fare ma non sono preparati ad usare le risorse intrinseche ad ognuno.
So cosa c'è da fare ma, quando devo fare mi succede qualcosa, come un freno interno che mi trattiene nel fare.
Alcuni di questi freni possono essere: paura di buttarsi, paura del giudizio, insicurezza che immobilizza all'azione, scarsa o troppa valutazione del sé e, purtroppo, le famiglie nelle quali vivono che non preparano i giovani al futuro da conquistare, ma si adoperano con insegnamenti terroristici di un futuro segnato e negativo.
Noi, da ragazzi, avevamo solo noi stessi, la forza del gruppo, l'idea che l'impossibile si poteva sfidare.
Altri tempi mi hanno detto. Risposta: Cavolata enorme, quello che genera la testa non è determinato dai tempi. Il desiderio di voler ottenere qualcosa, per esempio, accompagna l'uomo dalla sua comparsa sulla terra.
Non è un semplice “voglio”, “datemi”, è un complesso meccanismo che parte dalla persona. Voglio ottenere qualcosa partendo da me, con poche risorse, pochi consensi, tanta perseveranza e una determinazione feroce.
Quello che arde dentro non è teoria o poesia, per aiutare i nostri giovani, dobbiamo condurli in questa magnifica esperienza. Un fuoco, un tumulto interno che porta alle azioni, azioni utili per realizzare i sogni.
L'amico ha ragione: Forgiati dalla nostra stessa adolescenza!
Avremo giovani che accenderanno e metteranno in pratica il sapere con l'atteggiamento giusto.
Giovani con una personalità e propensione che li spingono ad osare.
E' possibile tutto questo? E' possibile recuperare il tempo anche se l'adolescenza non è stata buona palestra di vita? Si!

lunedì 26 marzo 2012

I futuri uomini d'azienda

I futuri uomini d'azienda

Nell'articolo per il blog non faccio riferimenti precisi, lo scritto ha il compito di esprimere idee sulle quali fare considerazioni. Con un minimo di indagine nomi e accadimenti si ritrovano su stampa e radio.

Giovani, forti e in pieno sviluppo. Giovani con conoscenze acquisite dai loro studi. Giovani con i loro sogni, buoni propositi.

Descritto così la percentuale che si riconosce è alta, quasi tutti i giovani vivono questa condizione.

La realtà evidenzia delle differenze.

Mi affidano un gruppo di ragazzi 22/26, la squadra è formata da 10 elementi, 3 sono giovani donne.

Arrivano da un corso destinato alle nuove generazioni di imprenditori.

Laura e Felicia le due tutor. Da anni non incontravo Tutor con la T maiuscola.

Non erano presenti per assolvere ad un incarico, un compito, ma vivevano con i ragazzi, si affiancavano nelle azioni, si appassionavano. Erano una presenza, una guida autorevole e non autoritaria. Niente di meglio.

La squadra.

Arrivati presso il centro di formazione, che sino a quel momento era la meta a loro sconosciuta, tento di fare una prima analisi del gruppo (analisi di comprensione e non di giudizio).

Rilassati, pronti ad affrontare ciò che non conoscevano. Perfetto!

I ragazzi avevano accettato di partecipare ad un evento a sorpresa. Perfetto!

Affrontare il nuovo, andare verso, non preconfezionare storie mentali ma vivere, cimentarsi in condizioni sconosciute.

Questo atteggiamento mentale inizia a fare la differenza tra le persone.

Capisco che con questo gruppo posso schiacciare l'acceleratore.

Non ho davanti dei finti principi e principesse sul pisello.

Con loro vivo due giorni, due giorni intensi di attività outdoor e confronto verbale sulle dinamiche che preparano ad una mentalità imprenditoriale. Tutto quello che è proposto è accettato con sfida, senza esitazioni, dall'attività più semplice a quella che richiede coraggio e desiderio di misurarsi.

Giovani che si esprimono ed espongono idee, domande, affermazioni.

Scherziamo assieme, inventiamo slogan per richiamarci, ridendo, a concetti più profondi. Collaborano tra loro, si motivano, rimangono in silenzio e pensano.

Sono giovani che dovranno, se lo vogliono, entrare nelle aziende di famiglia.

Tu, che stai leggendo, puoi pensare: “Ma sono figli di imprenditori ecco perché partono avvantaggiati!”

Il tuo pensiero è distorto!

Questi giovani dovranno lottare perché proprio per la loro posizione, la faccenda, è molto complicata.

Nel dare una visione dei ragazzi che ho incontrato, non ho descritto le cose materiali o i vantaggi che avevano. Ho elencato le caratteristiche immateriali, la struttura di pensiero, gli atteggiamenti mentali, le caratteristiche che indicano la natura di un leader, modi di fare e pensare che permettono di agire e non parlare, di non lamentarsi delle occasioni che mancano, o dal fatto che occorre solo tanta fortuna, degli alibi che si creano per evitare di dire che il problema alle nostre inefficienze sta fuori da noi ...

Incontro tanti giovani e il rammarico, a volte, è quello di vedere nella realtà giovani poco naturali, ma tanto costruiti e già rovinati da stereotipi. Capacità di rischio 0, capacità di essere chiari con se stessi 0, tendenza a vendersi come dei fenomeni 10, decidere di prendersi del tempo per prepararsi ad affrontare le faccende 0 (meglio un aperitivo con gli amici e lamentarsi che nessuno offre loro opportunità), propensione ad affrontare situazioni nuove 0, (capita che prima di iniziare a fare, prevalga la logica della paura anteponendo limiti e problematiche a tutto).

Questo ed altro non hanno niente a che vedere con i vantaggi, semmai lo sono, di essere figli di imprenditori.

Se una persona non coltiva la propria mente per intraprendere una determinata avventura, non riuscirà a portare a termine l'avventura stessa.

Ho ascoltato il dialogo in un bar: Tizio chiede a Caio: “Che lavoro fai?” Caio risponde: “Sono una guardia forestale!” Tizio: “Che bel lavoro, sempre nella natura, mi sarebbe piaciuto fare questo lavoro, sei stato fortunato”.

Tizio esprime la sua natura. Natura di chi non si pone domande ma accetta in modo incondizionato una realtà che lo rende insoddisfatto. Tizio avrebbe dovuto chiedere: cosa pensavi, come ti sei mosso per ottenere ciò che volevi? Quali implicazioni?....NO! Si è limitato a dire: sei stato fortunato!

Incontrare i 10 ragazzi è stato per me una botta di fiducia, non tutto è perso, ci sono giovani che pur non trascurando la loro giovinezza e tutto ciò che è il corollario tipico dell'età, non si limitano al trascorrere del tempo nella speranza di riuscire, ma si attivano per rendere reale il sogno. Salutandoli ho ribadito, con una frase non mia ma a me cara: Fate della vostra vita un sogno e non una vita di sogni!

Dietro alle quinte di questo progetto, Fabio, che tra mille impegni e difficoltà, si adopera per le future generazioni. Chi si impegna in questo dimostra che, con l'intelligenza e l'intraprendenza si può contribuire per mettere le basi per un miglioramento continuo. I giovani sono la risorsa!

Ah dimenticavo il tutto si è svolto presso IterFormo, una palestra per la mente! e non solo ...

martedì 14 febbraio 2012

E' necessario fermarsi per andare avanti

Questo titolo è una frase rubata da un cliente, già sentita in varie forme ma, questa volta, vissuta.
Siamo abituati a comporre frasi di rito, si pronunciano e rimangono solo parole.

Rimango colpito quando le parole diventano realtà, allora penso, mi addentro.

E' necessario fermarsi per andare avanti”.
La combinazione di queste parole esprimono il come si può migliorare.
La realtà.
Tre soci di un'azienda in costante crescita, sono seduti davanti al camino di IterFormo.

Luci spente e candele accese. Tra le mani un sigaro fumato come rito.

La calma nei movimenti e la conversazione pacata, celano qualcosa, la determinazione e la voglia di fare al meglio.

Si pongono domande, si susseguono le risposte, si accendono dubbi, si levano idee, si confrontano i punti di vista e si chiariscono le differenze di visione. E' tardi, il camino lavora, fuori il gelo e i sigari si consumano lentamente. Loro, continuano. Si concentrano su cosa si deve fare e perché, disaminano gli errori e si rimproverano.

Nonostante l'ora tarda, le loro menti si accendono.
Devo dire che scene come queste ne ho già viste. Ma questa, in particolare, mi ha fatto notare una cosa. Non erano propositi, non si discutevano temi che il giorno dopo sarebbero stati solo espressioni orali esposte nel clima di rilassamento davanti ad un camino. No! Da fermi, determinavano come andare avanti!
Questi tre soci, in buona sintonia operativa e di visione, sono arrivati in IterFormo con un obiettivo: 2012, migliorare ancora!

Per due giorni hanno veramente staccato la spina. Hanno messo in pratica la battuta che hanno fatto: “E' necessario fermarsi per andare avanti!”.

Per me questo è importante, perché quando dirò a qualcuno: “fermati, per andare avanti!” sarò ancora più convinto di prima dell'importanza di questo atteggiamento.
Se vuoi andare avanti fermati, non entrare nel vortice, sviluppa il tuo pensiero e determina azioni.