martedì 22 dicembre 2009

Verso la meta

Questo è il programma per il 2010!

giovedì 3 dicembre 2009

E quando il cielo si aprirà?

“In questi momenti di crisi, come sei messo con i corsi di formazione?”
Questo è quanto, di tanto in tanto, mi chiedono le persone che incontro e conosco.
La mia risposta è: “Sicuramente meno corsi”!
In questo periodo succede una cosa che si è sempre riscontrata, ma adesso è molto più marcata ed evidente, si vede la differenza tra le persone che hanno incarichi di sviluppo all’interno delle organizzazioni, tra le figure che hanno il compito di preparare gli uomini a fronteggiare le sfide inevitabili del mercato.
Qual è la differenza? Certe persone arretrano, si bloccano, vivono le pressioni da altre figure interne alla propria organizzazione. L’inerzia prende il sopravvento. Queste figure non sempre procedono verso i loro intenti perché timorosi dello scontro costruttivo. Quasi comprensibile, dopo tutto, il mantenimento del posto di lavoro, prevarica il proprio modo di pensare. Con le parole tante idee e propositi ma la pratica rimane inespressa. La cosa per me sbagliata, non è il fatto che non programmino piani di formazione, ma è l’essenza stessa di questi individui che, per ricoprire questi incarichi delicati, dovrebbero avere atteggiamenti mentali completamente diversi.
Altri, invece, sono battaglieri e vivono la crisi consapevoli che predisporre piani formativi in momenti di crisi è un vantaggio, un’opportunità da cogliere prima della ripresa economica. Vero!
Se ho risorse umane da preparare non le formo quando il tempo sarà dedicato all’attività lavorativa, le formo quando i tempi/periodi mi consentono di fare formazione in modo più favorevole e realmente dedicato. Credo si possa fare un paragone con una squadra sportiva. Gli allenamenti e la preparazione, importanti per vincere, non si fanno durante il campionato. Durante il campionato si mantiene l’allenamento. La vera preparazione la si organizza quando le partite non sono ancora in calendario.
Mi rivolgo al lettore che capisce sempre al volo e, per resistere, si esprime con le sue grandi deduzioni: “Non sto dicendo tutto questo perché i corsi sono diminuiti, riferisco quanto ho riscontrato e sentito da persone che programmano la formazione nelle aziende”. Per mio conto, ho notato un aumento della qualità formativa, più tempo per preparare il piano, più disponibilità da parte dei partecipanti nel dedicarsi alla formazione, referenti più competenti con i quali parli tecnicamente della formazione e non ti perdi in discorsi inutili per cercare di far capire questioni di base. Meno corsi, più qualità, più margine.
Sono convinto che il mercato, una volta ripreso, richiederà fiato, preparazione e tecnica. Se non siamo pronti ci lamenteremo sempre, senza neanche accorgerci che la nostra squadra, durante la crisi, si è addormentata, non si è aggiornata, stenta a riprendere. Di cosa dovremmo lamentarci? Fate formazione quando potete, pretendete un’entrata nel nuovo campionato da vincenti perché avete preparato in anticipo le mosse che vi differenzieranno dalle squadre avversarie.
Altra cosa che ho notato è l’atteggiamento di alcuni titolari o responsabili. Titolari o responsabili, formati e aggiornati, il cui atteggiamento, di fronte alla crisi, è propositivo; gli altri, solo informati o convinti personalmente di fare al meglio, sclerano.
Questo è riscontrabile in qualsiasi campo. Quando una persona ha solide basi affronta la difficoltà con attenzione e sfida, chi non è preparato sclera, inventa mille supposizioni sulle informazioni che gli arrivano. Il bello è che sono convinti di fare già tutto! Crisi o non crisi, la differenza tra aziende si nota. La differenza, ricordiamolo, la fanno gli uomini!!

giovedì 26 novembre 2009

Cosa vuol dire questo koan

Un giovane stava scavando una buca. Scavava con energia ed entusiasmo. Un vecchio, di passaggio, disse al giovane: “Cosa stai facendo?” Il giovane rispose: “Sto cercando l’oro e lo troverò, sono perseverante, coraggioso, forte, non mollo mai!” Il vecchio disse al giovane: “Bene, ottime doti, fai una prova, pensa perché cerchi l’oro proprio qui, fermati e pensa”. Il giorno dopo, il vecchio passò e sorrise, la buca era come il giorno prima e il giovane non c’era più.

martedì 17 novembre 2009

Problem solving operativo

Ci sono eventi che…
Ci sono eventi che possono far aprire gli occhi. Uno di questi, che sponsorizzo, si chiama “portati un problema e insieme lo risolviamo”, o meglio, per dare un tono più figo, problem solving operativo.
Quando l’idea di questo evento è stata abbozzata, eravamo davanti ad un caffè nella cucina di Iter-Formo; il mio primo pensiero è stato: “occhio al rischio di parlare troppo, se stai nel gioco devi mettere un paletto, si ritorna dall’incontro con la soluzione o con elementi utili per la soluzione!”
Tendo, dopo il primo getto di pensiero, a rielaborare la questione, così, come normalmente faccio, vado a camminare nel sentiero che ho denominato passeggiata di Arthur. Silenzio, l’unico chiacchiericcio sono le foglie secche schiacciate dai miei scarponi. Raduno mentalmente gli argomenti emersi e inizio a “vedere” i vari aspetti. Prima di entrare nel bosco, ecco l’immagine.
Persone riunite, persone provenienti da varie organizzazioni con esperienze diverse, persone con atteggiamenti, propensioni mentali e competenze diverse, persone orientate alla soluzione di qualcosa. Discutono, si scambiano idee, visioni, esperienze, si motivano, si incoraggiano, si sfidano, determinano.
OK si fa!
Si procede perché è un’opportunità poter affrontare un problema in modo diverso, con altri occhi. Quando affrontiamo le questioni, lo facciamo a nostro modo, sempre con lo stesso metodo, sempre accompagnati dall’abitudine. Non ci rendiamo conto ma abbiamo vizi di forma. Iniziamo il nostro cammino, per risolvere le questioni, ponendoci dei limiti senza neanche accorgerci; ci valutiamo per quello che pensiamo di noi stessi, per renderci conto, tardi, che di fiato a disposizione, per percorrere il nostro cammino, ne avevamo da vendere.
Siamo addomesticati dall’abitudine, non generiamo più idee perché fossilizzati nel nostro ambito. Pensiamo che certe attività o manovre nel nostro ambito d’azione non si possano fare perché nessuno le ha mai fatte. Lentamente ci allineiamo, non creiamo valore a ciò che facciamo, ci limitiamo per rimanere nella cerchia ristretta del nostro campo o settore. Il nostro cervello si rinsecchisce e rinuncia al nuovo, ha paura.

Come funziona il programma “Problem solving operativo”? Non fate a me la domanda! Le info si possono recuperare nel blog della mente e nel sito.
Le idee e le soluzioni ai problemi, nascono dal confronto, perché il nostro cervello, intelligente, acquisisce elementi, li lavora e genera le novità e le soluzioni. Se si rimane sempre nello sesso brodo, ci si autoconvince che tutto il mondo che ci circonda è limitato a noi. Un po’ come il criceto, gira, gira, gira e guarda fuori dalla gabbietta stupefatto per quello che vede, ma pensa che la sua condizione sia comunque quella.
Quello che a me preme sottolineare è l’importanza della relazione, lo scambio di idee e atteggiamenti mentali utili per affrontare le questioni da risolvere. Quello che per me è problema adesso, può essere stato problema per qualcuno prima, quello che per me è problema non è problema per l’altro, ecco perché mi confronto prima di fasciarmi la testa con cazzate o convinzioni personali che rispecchiano la mia natura di lamentoso per contratto. Dire: “ho una serie di problemi” senza comprendere è deleterio, dire “ho una serie di problemi” per renderci unici, è fantozziano, sono capaci tutti a menarsela per le questioni da risolvere. Molte volte la sfiga non è il problema emerso, siamo noi che siamo sfigati a non saltarci fuori. Per dirla in modo più elegante il problema siano noi, non il problema che dobbiamo risolvere. Sapete dove è la bruttura di tutto? Sta nel fatto di pensare che noi siamo dalla parte giusta, noi non sbagliamo, abbiamo fatto di tutto, sono i problemi che ci saltano addosso!
Buone cose a tutti!!

martedì 3 novembre 2009

Una volta deciso...

Non appagarti o deprimerti per quello che dicono gli altri. Sii appagato o pensoso, per ciò che hai deciso di fare.

lunedì 2 novembre 2009

Muoversi per cambiare

Salendo, venerdì sera, verso Iter-Formo, ho visto la frana caduta sulla strada.
Nel superare il tratto devastato ho commentato l’ipotesi dell’accaduto. Più tardi, ripensando al mio commento, mi sono reso conto che ho utilizzato due termini ai quali ho dato spazio di pensiero.
Movimento, cambiamento.
Vari elementi sono intervenuti per far muovere massi e macerie, questo movimento ha cambiato l’aspetto della parete.
Il muoversi porta ad una cambiamento. Quello che oggi ho fatto incide sulla progressione o regressione dei miei piani, quindi, qualcosa è cambiato. Sapendo che vari elementi influiscono nel far muovere le mie azioni, devo porre molta attenzione sul “cosa sto facendo” pensando, con un certo anticipo, sull’utilità del mio agire. Perché? Perché ho identificato faccende alle quali voglio tendere. Per ottenere quanto ho deciso, devo pensare e muovermi, il movimento produce il cambiamento che è lo stato al quale tendo (l’obiettivo). L’obiettivo è un cambiamento. Prima di raggiungere il mio obiettivo, il mio modo di agire era diverso. E’ stato il pensiero e il movimento che mi hanno permesso di ottenere un risultato, raggiungere l’obiettivo. Quello che ho scritto già si sapeva, tutti lo sanno, ma non occorre sapere, necessita la forza e la determinazione nel pensiero e nell’azione.
Nota tranquillizzante per chi arriva in Iter-Formo
Tutto a posto, la strada è percorribile e tutto è in sicurezza. Cose che capitano alla natura, si muove!
Prossimamente, percorrendo la strada che porta al monastero Iter-Formo, pensate: Se la natura si muove e cambia, io, da che parte sto?


Per migliorarsi bisogna cambiare, non sempre il nostro stile di vita ce lo permette.
Cosa ci trattiene dal cambiare le nostre abitudini?
L'ambiente familiare, gli amici, la cerchia più o meno ristretta di conoscenti, i nostri stereotipi, l'impossibilità di avere un contatto diretto con chi ci può aiutare a crescere.

martedì 6 ottobre 2009

Vincitori

Dopo …… mesi mi incontro con il gruppetto di giovani che hanno partecipato al corso.
Oggi sono loro che raccontano, espongono idee maturate, impressioni a “freddo”. Parte una domanda ben precisa: sviluppi nel lavoro?
Le risposte mi rendono oltremodo soddisfatto. Tutti sono alle prese con incarichi che richiedono sempre più responsabilità e attenzione. Li vedo come alpinisti verso la vetta. Una scalata all’interno della propria azienda. Le affermazioni dei ragazzi sono accompagnate da un buon entusiasmo ma, quello che per me conta, da una sana determinazione. Crescere in azienda non è solo “scalare” le caselline dell’organigramma, significa crescere anche come persone. Dedicarsi alla propria preparazione individuale non solo con conoscenze tecniche ma anche come conoscenza di se. Salire significa anche esporsi, osare, guidare se stessi e altri. La faccenda, ragazzi, si complicherà sempre di più. Queste, sono le sfide che dovrete affrontare.
Mi rivolgo a loro. “Non riempitevi la testa di aspettative e fantasie, mirate all’obiettivo e dateci dentro. Non sono le parole pronunciate che vi rendono diversi, sono i fatti che, con determinazione, volete realizzare. Dedicatevi con spirito di vittoria. Sconfitte? Ci stanno anche quelle, è naturale! Non saranno le sconfitte a farvi demordere nel raggiungere ciò a cui tendete. Dateci dentro!”
Probabile che il gruppo di futuri manager mi faccia visita in Iter-Formo … ho un po’ di legna da trasportare (la percentuale di probabilità può scendere!).
Nel frattempo, buon lavoro! A presto!
PS: questo articolo non è autocelebrativo, i giovani che ho incontrato riusciranno bene non perché hanno partecipato al mio corso, ma perché hanno talenti da esprimere. Io mi sono permesso di mettere nelle loro menti alcuni elementi su cui pensare e agire, si, soprattutto agire!

lunedì 14 settembre 2009

Così, per pensare.

Pensando a questo puoi essere più felice o cadere in de/motivazione.
Ignorare il significato della propria esistenza?
Alla lunga può essere dannoso!

lunedì 31 agosto 2009

Considerazione

Credo proprio che la moda “attenzione alla persona” sia in atto.
Leggo su giornali, riviste e altri documenti questa smania di pensare all’altro, alla persona. Da oggetto, la persona, diventa soggetto. Sarà vero? La mia speranza è che questo possa diventare realtà, perché nella pratica non vedo l’effetto desiderato. Attenzione, per vendere un prodotto occorre dire che il bene acquistato è: ecocompatibile, risparmia energia, rispetta la natura… Il consumatore non è più macchina che deve consumare ma una persona che va coccolata, rispettata in nome dei grandi valori. Mah… le dichiarazioni, le aspettative, gli intendimenti sono, a mio parere, ancora sulla bocca di chi, con queste menate, ne fa un business. Quando il mercato non tira, le invenzioni strategiche di marketing superano la fantasia.
Fino a ieri, cari signori, ci hanno gestito come oggetti, fino a ieri ci hanno venduto e abbiamo consumato prodotti che hanno massacrato il pianeta, la prova, è l’inversione di tendenza. Alcuni, però, per evitare di chiamarla strategia, la chiamano presa di coscienza o meglio ancora, fa più fighi, consapevolezza.
Ho sempre creduto che la presa di coscienza e consapevolezza, fossero atteggiamenti mentali insiti nell’uomo, sentendo questo però, penso di aver sbagliato. Vero anche, che esistono e sono esistite persone che fanno e hanno sempre fatto ciò che adesso, per qualcuno, è la grande scoperta, l’attenzione all’uomo e al suo ambiente.
La differenza che questi ultimi non ne parlano, esercitano. Chi ne parla è perché vuole comunicare qualcosa che sicuramente torna comodo, i propri affari. Sono lupi mascherati da agnelli. Prima o poi, se li ascoltate, se li guardate, capirete chi sono nella realtà. Volete fare una comunicazione di successo? Mette nel vostro messaggio la persona, la famiglia, le nuove generazioni, lo sviluppo sostenibile (che cavolo voglia dire di preciso non lo so) i valori, la natura e avrete il consenso.
Vi espongo la mia tesi
Non si può creare consenso se non si spingono le persone a guardarsi dentro e far nascere in loro la voglia di fare. Siamo degli asini se non dedichiamo almeno un’ora la settimana per aiutare qualcuno, ci sono mille associazioni desiderose d’incontrare volontari, buttare la carta per la strada è un gesto piccolo come piccolo il cervello di chi lo fa; ascoltare i buoni propositi comodamente seduti è da sfaccendati che delegano altri a fare; essere abili in qualche attività senza comunicarla alle persone più giovani è un modo di fare che anche gli animali conoscono; parlare di famiglia mentre i nostri piccoli sono parcheggiati davanti alla televisione, così per un pò non ci rompono, è devastante. In sintesi, se vogliamo renderci tutti più consapevoli, non dobbiamo girarci in giro, usare parole morbide, pensare che alla fine la presa di coscienza arrivi. Adesso capite perché io ho poco consenso?Non mi preoccupo di piacere, mi occupo, con altri, di fare ciò che può servire per avere persone che nella società siano per la società. Contribuire!

giovedì 20 agosto 2009

Forza della natura

Appoggiato ad una balaustra, guardo. Gli occhi seguono le ondulazioni del terreno, salgono scendono si soffermano su particolari. Si affianca silenziosa, strano, Ada. Ada è una signora molto legata al posto, ci vive tutto l’anno. Ada è il prototipo del “che bello scherzare”. Anche Lei si appoggia alla balaustra e, con sguardo d’ispezione dice: “Molti anni fa tutto quello che vedi erano prati, campi coltivati. Adesso, il bosco sta avanzando. I nostri vecchi dicevano che qui era tutto bosco e tutto bosco sarebbe ritornato.”
A quel punto mi parte l’embolo. Questo paese, incollato alla montagna è stato modellato dal duro lavoro dell’uomo. Generazioni intere dedite nel rendere vivibile un territorio verticale. Hanno costruito, coltivato e terrazzato. Hanno reso vivibile un posto selvaggio e inospitale. Nonostante tutto, i primi abitanti, prevedevano questo: Tutto era bosco e un giorno, il bosco ritornerà.

La natura diventerà ancora la padrona e sovrana perché, lentamente lavora e si rigenera.

venerdì 7 agosto 2009

Solo se si è una buona squadra si può combinare qualcosa!


L’altro racconto è di un gruppo, una squadra che opera per un marchio che, pur non avendo un nome da copertina, si esprime con competenza e professionalità. Sono i “ragazzi” della Mitrol.
I primi incontri in azienda. Il titolo, formare una squadra vincente. La teoria è sempre condivisa sino a quando non si chiede di metterla in pratica. Li aspetto al varco, saranno da me per la prova pratica. Un gioco in mezzo alla natura, un divertimento collettivo, ma sempre pratica è. L’arrivo è puntuale; dal pullman scendono facce scanzonate e gitaiole. Da questo momento sono miei! Penso: Vi spacco le ossa, non siete in azienda davanti ad un pc da bravi operativi!! Il mio pensiero, dopo il primo gioco, denominato Iranian-game, comincia a vacillare. Combattenti, mentalmente e fisicamente protesi alla competizione. Non sono ancora convinto. Passiamo al secondo esercizio. Due squadre al punto di partenza ognuna con la sua mappa. Qui li voglio proprio vedere. Esistono varie tipologie di orienteering, noi abbiamo scelto quella meno organizzata. K1 e K2 sono le sigle delle squadre in competizione. Orientarsi con pochi elementi, in un terreno fatto di salite, discese e attraversamento di torrenti, è pesante. Via radio mi avvertono che hanno iniziato. Aspetto nella mia postazione di controllo sul torrente. Vedo il primo gruppo, confabulano, si organizzano, cercano, si confrontano. Arrivati al torrente capisco chi sono, dalle espressioni verbali e di movimento traspare tutta la vitalità di una squadra che non è lì, come normalmente dico, a pettinare le bambole o a lucidare i soldatini. Si concentrano sul da farsi e collaborano per oltrepassare il torrente il tutto, con determinazione. Ai miei occhi non erano più i bravi e un po’ sfigati che lavorano in uffici confortevoli, ma un’orda di guerrieri scatenati. Il gruppo è misto, uomini e donne, le donne non sono da meno anzi, l’eleganza femminile si trasforma in energica attività virile. Passato un gruppo, aspetto l’altro che, da li a poco, spunta dal bosco. Stessa scena. Orda di barbari. Alla faccia dell’impiegatuzzo. Il mio pensiero originario si dissolve e lascia il posto ad una considerazione: “Era già una squadra, il corso è servito per non far dimenticare ai componenti il valore intrinseco della squadra stessa”
Mi hanno chiesto come vi ho visto. Ho risposto: Mi auguro che tutto quello che penso di positivo di quel gruppo, si liberi sempre in ogni giornata di lavoro. Credo siate dei Vincenti!


Pensare e agire, agire e pensare

Ecco i due racconti. In sequenza temporale.
Fatti accaduti che mi hanno dato la possibilità di pensare e meditare.
Giovani studenti, come tanti, giovani riuniti insieme per condividere una parola, non come tanti ma un pò meno.
Sono giovani riuniti in una casa di vacanza a poca distanza dal centro di Formazione Iter-Formo. Mi arriva un invito: “Se vuoi, in uno dei nostri momenti di vita comunitaria, vorrei farti parlare ai giovani di come vedi e interpreti il mondo del lavoro, e di chi, il mondo del lavoro, ha bisogno.
Accetto!
Ecco il fatto.
Mi ritrovo davanti ad una quarantina di ragazzi che mi puntano con il loro sguardo. Penso: non voglio pronunciare sermoni, devo ragionare con loro, devo ridere con loro, devo esporre qualcosa di pratico per contribuire!
Altra cosa che penso è che non posso comunicare, come a volte mi capita, con l’uso parolacce. Ho un accordo, evitare termini scurrili, in effetti sono poco educativi. Per moderare il mio difetto si vincola una scommessa. Tot parolacce, pizza persa.
Sento che la temperatura del mio corpo sale, le parole e i concetti mi escono con estrema facilità. Il motivo è semplice, sto comunicando a giovani che non perdono tempo, si dedicano a qualcosa di utile e la faccenda, non mi lascia indifferente.
Incrociando i loro sguardi vedo nei loro occhi un mix di incertezza, speranza e voglia di combinare qualcosa. Ridiamo insieme. Li esorto a ragionare con la propria testa, a pensare, a non entrare in vortici che disorientano e fanno perdere del tempo utile per il raggiungimento di ciò che desiderano. Avere desideri e percorre la strada per volerli realizzare è difficile, ma paga sempre. Ho detto loro che, a mio parere, occorre darci dentro, dedicarsi, ascoltare il suggerimento di tutti ma, in ultima, decidere autonomamente cosa si vuole fare, anche se questo, può pregiudicare la perdita di qualcosa. Evitiamo, quando il tempo sarà trascorso, di affliggerci ripetendoci, se avessi fatto, se avessi deciso. Proprio perché giovani, non rimandiamo sperando che il tempo sia a nostra disposizione. Dateci dentro raga! Così, con altre affermazioni e dichiarazioni, ho esposto il mio pensiero ad un gruppo di giovani che hanno colto una grande opportunità, parlare e stare insieme per una settimana. Una settimana che potevano spendere solo con il divertimento senza l’uso del cervello. Loro si sono divertiti con il cervello ed è questa la grande opportunità. Con loro ci sono stato per poche ore, poche ore per uscirne contento e motivato. Con questo, cari ragazzi, vi ringrazio, avete dato a me l’opportunità di pensare che giovani con le p..lle ci sono ancora! (ormai la pizza l’ho persa)
Nel mio articolo nel blog non ho esposto il contenuto del nostro incontro, perché le parole hanno un significato diverso quando sono espresse in un determinato momento.
Un pensiero a don Enrico, che lavora per diffondere ciò in cui crede. Un compito importante e utile, che aiuta a togliere quella miopia tipica di chi vede e crede solo in ciò che tocca.

venerdì 31 luglio 2009

Giovani con gli occhi pieni di luce

Questa settimana racconto due fatti. Uno riguarda un'azienda composta da giovani che sanno far battaglia, l'altro di un gruppo di giovani, ancora studenti, che si chiedono: Quali desideri, quali sogni per il mio futuro?

martedì 21 luglio 2009

Non tentare, avere idee che si tramutano in obiettivi

Gli obiettivi?
Pochi ma decisivi!
L’importante per poterli raggiungere?
Essere convinti e non perdersi in altre attività non attinenti!
Al mattino, appena svegli, mentalmente salutate i vostri obiettivi e iniziate a sfidarli!

martedì 14 luglio 2009

Continua l’allenamento, se si vuole, per cambiare qualcosa che non ci aggrada.

Desidero uscire da questo momento che mi sta stretto, vorrei fare qualcosa per stare bene, vorrei cambiare per evitare quello che mi capita forse, per il modo che ho di pensare e agire.
Vorrei realizzare un sogno....

Amici e allievi, non pensate ad una promozione commerciale, se lo pensate, cavoli vostri, siete liberi.

A Rimella c'è il Tempio! Lì ti aspetto. Sono tre giorni, tre giorni intitolati "il tuo percorso". Sono tre giorni che investi per il tuo cervello, per te stesso. Cosa si farà? Farò tutto quello che è necessario per darti degli scrolloni così forti che ti chiederai chi ca..o me l'ha fatto fare di venire qui. Ti garantisco che ritornerai con mente diversa. Ti saluto con una mia massima:


Disse: “Venite sull’orlo” risposero: “Abbiamo paura” replicò venite al limite” Andarono, li spinse, volarono.


Cosa serve per partecipare: prenotare entro il 26/07, costo Euro 150,00, un sacco a pelo. Questa esperienza è per un numero minimo di 12 partecipanti.

venerdì 3 luglio 2009

Avere/essere

Il rischio di voler AVERE.
Così impegnati nel voler avere ci perdiamo l'essere, che è l'unica forza che ci permette di ottenere ciò che vogliamo.

martedì 23 giugno 2009

Leggere

Guardando da spettatore la televisione mi accorsi che stavo perdendo tempo. Leggendo un libro capii che stavo cambiando lo stile della mia vita.

lunedì 15 giugno 2009

Domande

Dopo l’incontro che ho tenuto presso Confindustria Como, mi sono balenate alcune domande.
Perché ci sono aziende che, nonostante la crisi e le difficoltà che essa comporta, procedono nei loro piani di formazione? Cosa hanno compreso? Quali opportunità adottano per finanziare i corsi? Normalmente, quando le difficoltà sono pesanti, le imprese o meglio gli imprenditori, non pensano alla formazione delle proprie risorse anzi, presi dal contingente e dalla paura, si muovono in altre direzioni.Queste domande mi sono sorte perché ho incontrato, durante la relazione a Como, Uomini d’Azienda attenti all’argomento formazione; tema che, anche quando il “cannone” tira, non è poi così considerato. Alcune risposte alle mie domande le ho trovate ma, con la collaborazione del nostro ufficio stampa Fiorenzo Senatore, cercheremo di argomentarle nella prossima news pubblicata sul blog della mente
www.rpopus.it/blog

giovedì 11 giugno 2009

PNL, la parola a Fiorenzo Senatore

Venite a scoprire un altro punto di vista!!!! Nel film “L’era glaciale 2”, (che magnifiche pellicole producono oggi) Manny, il mammut maschio tra i protagonisti, incontra nel cammino della storia una mammut femmina ELLY che crede di essere una opossum … È cresciuta con due opossum, e tutto in lei, il suo comportamento, le sue idee, le sue scelte sono da opossum, non si comporta da mammut, non riesce a sollevare un tronco che invece Manny sposta come uno stuzzicadenti, lei è opossum, nella sua mente tutto è opossum, Manny ci ha provato tante volte a spiegarle che lei è Mammut, ma le sue convinzioni le sue abitudini, le sue credenze, sono cosi forti che nulla e nessuno le fanno affiorare la realtà delle cose … fino al giorno in cui, una semplice immagine nella sua mente, fa cambiare le cose ...

Elly - lo sai, in fondo in fondo lo sapevo di essere diversa!! Sono sempre stata un po' più grande degli altri giovani opossum … Va bene, molto più grande!
Elly – aaaahhh ora capisco perché gli opossum maschi non mi trovavano attraente!!!
Manny - che brutta cosa!! invece dal punto di vista dei mammut … sei ... Sei … cioè, ..ecco cioè sei
Elly – come ???
Manny – ecco cioè, ... Attraente!
Elly – davvero ??? Manny – certo!
Elly – e che c’è di attraente in me??
Manny – non saprei, ecco direi, beh direi, il tuo di-dietro !!
Elly – perché ? com’è?
Manny – è grosso!!
Elly – ooh uf …lo dici tanto per dire!!
Manny – no! no! ….no, no, no veramente! È enorme!! Il più grande sedere che abbia mai visto!!
Elly – GRAZIEEEE ! e che bel complimento!
Elly – ma che giornata pazzesca! Stamattina mi sono svegliata opossum … e adesso, sono una mammut!!

Ora, in questo dialogo c’è molta PNL, venite a scoprirne i segreti, è importante scrivere che la PNL non vi regala nulla, tira fuori il meglio che c’è in voi, vi porta ad aprire la mente, se volete farlo, e a comprendervi e capire meglio gli altri, vi insegna ad ascoltare e a guardare, vi insegna ad andare a fondo ... Cosi venite a conoscere e a parlare di PNL, il 20 e 21 giugno, in Iter-Formo, avremo occasione di affacciarci ai concetti base di Programmazione Neuro Linguistica … Il resto è tutto dentro di voi!!!! tiratelo fuori !!!
per info:
http://www.rpopus.it/index.php?option=com_content&view=article&id=70&Itemid=66
due giorni di vacanza nel centro, per immergersi nel relax di una vacanza formativa e tornare a casa più rilassati e più capaci e consapevoli …. Ci conosciamo sabato 20 giugno!!
A presto
Fiorenzo Senatore
Licenced Master pract in PNL

per finire ... Cid (il bradipo) a Manny (il Mammut) Cid - ascolta Manny, ... hai fatto grandi progressi da quando ci siamo incontrati, e me ne prendo tutto il merito, ma devi lasciarti alle spalle il passato ... solo cosi potrai avere un futuro!!!

lunedì 8 giugno 2009

Non vuole essere un autoelogio

Svolgo la mia attività di formatore, meglio coach, da parecchi anni. Ho un metodo, a detta di alcuni, un pò strano di esercitare quella che per me è la cosa più bella che possa esistere, fare formazione. Con il tempo ti abitui alle critiche e agli elogi. Però, alcune volte, rimani colpito da semplici frasi che ti danno una carica bestiale. Riporto intergralmente la e-mail scritta da un partecipante al mio corso di alcuni mesi fa. Leggendola ho pensato: "Questo c'è già di suo, io posso aver messo solo un pò di zucchero a velo sulla torta"

Ave Pez,
Ti ringrazio per la cortesia di avermi riportato il giubbino.
Questo però é solo un pretesto per manifestarti la mia gratitudine per i bei giorni trascorsi insieme a Rimella, e sopratutto per le utilissime nozioni apprese.
Anche se il gatto nero é sempre in agguato, i risultati di vendita relativi al periodo post-corso sono stati ottimi, e buona parte di ciò é dovuta ai tuoi insegnamenti.
Salutissimi a tutti, e Hasta la Victoria Siempre (con o senza motocicletta)

Continua l’allenamento, se si vuole, per cambiare qualcosa che non ci aggrada.

Sono le azioni, le cose che facciamo e non quello che diciamo che ci rendono più o meno soddisfatti.
Alcuni passaggi
Ricercare la diversità con frasi e concetti espressi verbalmente.
Ricercare qualcosa che ci possa distinguere per dare un valore al nostro essere, meglio, se riconosciuto dagli altri.
Tutto questo, per avere la sensazione di avere una personalità che ci rende distinguibili.
Ci reputiamo diversi, pensiamo di avere caratteristiche che altri non hanno, vogliamo dare un tono e un senso di unicità al nostro io. Se ascoltiamo attentamente quando qualcuno parla di se, è difficile trovare differenze tra l’uno e l’altro.
Vado al dunque.
Siamo in coda in strada con qualche migliaio di automobilisti, qual è la diversità? L’auto, il colore, il modello, l’autista, alto, grasso, pettinatura, forse però l’avete già vista, camicia a collo alto o basso, dipende dal momento di mercato, ecc.
Cosa rimane come fatto? Sono tutti in coda! L’azione è uguale. Tutti, seppur diversamente attrezzati, compiono la stessa azione. Gli orari sono un esempio più diretto. L’inizio e la fine della giornata sono “in contemporanea”. Dove risiede la vera diversità? Risiede in quello che si fa! Non in quello che si dice, si espone. Il cambiamento, è sul modo di agire, sulle azioni. Cambio il mio stato mentale se modifico il mio modo di fare il mio atteggiamento. Il contrario, parlo del cambiamento, filosofeggio sul termine ma, nella sostanza trac, clonato. Le uniche armi che posso usare per rendermi diverso sono parole, dichiarazioni d’intenti, aspetto esteriore. Purtroppo, però, diverso non lo sono. Lo stile di vita che adottiamo, è l’indicatore di ciò che siamo. Proviamo a pensare alle tappe temporali dell’individuo. Crescita, maturità, declino. Ad ogni tappa attribuiamo eventi, ad ogni evento assumiamo un atteggiamento mentale. Divertimento, preparazione del proprio futuro, mantenimento dell’acquisito per il riposo finale. Il risultato è omogeneo. In compenso, quando ci accorgiamo del nostro tram tram quotidiano, iniziamo a scaricare le nostre paturnie tramite i nostri eroi. I nostri eroi ci fanno emozionare, dicono e fanno cose che a noi piacerebbe fare ma non ne abbiamo il coraggio perché incanalati nel consueto. Riporto una dichiarazione di Fromm che, credo, possa offrire qualche spunto. "Soltanto il vecchio, il comprovato, è sicuro; o, perlomeno sembra così. Ogni nuovo passo comporta il pericolo di un fallimento, ed è qui che va ricercato uno dei motivi per cui la gente ha tanta paura della libertà.
Quindi, cominciamo ad orientarsi verso il mondo dando inizio al processo di scavarci una nicchia in esso, cominciamo a provare il desiderio di avere cose: abbiamo nostra madre, nostro padre, abbiamo fratelli, giocattoli; più tardi acquistiamo conoscenza, una mansione, una posizione sociale, una moglie, figli, e poi ci troviamo ad avere una sorta di vita futura, e ce la garantiamo acquistandoci un posto al cimitero, provvedendoci di una assicurazione sulla vita e vergando le nostre "ultime volontà". Tuttavia, nonostante la sicurezza dell'avere, la gente ammira coloro che hanno una visione del nuovo, che aprono una strada insolita, che hanno il coraggio di andare avanti. Nella mitologia, questa modalità di esistenza è simbolicamente rappresentata dall'eroe. Se ammiriamo questi eroi è perché abbiamo la precisa sensazione che il loro modo di essere è quello che vorremmo far nostro, beninteso se potessimo. Ma poiché abbiamo paura, crediamo di non poterne seguire l'esempio, perché soltanto gli eroi possono affrontare queste imprese. Gli eroi divengono idoli: trasformiamo su di essi la nostra capacità di muoverci, dopo di che restiamo dove siamo - "perché noi non siamo eroi".
Bene! Se decidiamo di cambiare dobbiamo impegnarci ad uscire dalle abitudini comuni, da ciò che abbiamo sempre fatto. Ecco cosa s’intende per passaggio difficile nel cambiamento. Ma si sa, ciò che facciamo o abbiamo, non vogliamo perderlo, allora, perché cambiare? Perché volere cambiare senza rispettare il termine? Perché voler cambiare con tentativi e passi incerti? Perché non dire una volta per tutte: Questo è ciò che voglio e sono disposto a tutto? Ma, mistero! Però, in cuor nostro, sappiamo bene il perché!

mercoledì 3 giugno 2009

Prosegue "l'allenamento"

Prosegue l'allenamento solo se abbiamo mantenuto quanto trascritto nella puntata precedente.


Il caldo comincia a farsi sentire, quindi, siamo facilitati dall'operazione alimenti. Diminuiamo tutto quello che è proteina animale. Iniziamo con frutta e verdura. Mangiamone quanta ne vogliamo, dal mattino a sera. Considerato che le giornate sono lunghe prendetevi una pausa con attività motoria. Camminate con il vostro passo e pensate a ciò che avete fatto e detto durante il giorno. Preparatevi un piano per il giorno successivo. Se è vostra intenzione cambiare qualcosa, faccende di lavoro o di vita privata, cominciate a fissare chiaramente cosa volete. Le domande più semplici sono: Cosa voglio ottenere? Perché? Il perché è importante! Per adesso non fate piani, create la vostra visione di ciò che volete ottenere e perché. Camminate, camminate! Alla prossima...

giovedì 21 maggio 2009

Invito

Vi aspetto, il profumo della pasticceria alza gli animi, ma può "dilatare" il corpo! Clicca qui:

http://www.rpopus.it/index.php?option=com_content&task=view&id=74&Itemid=58

martedì 19 maggio 2009

Darwin, Seneca, l'evoluzione

Considerato che l’argomento Darwin è piaciuto, (mi sono arrivate e-mail, si è dibattuto sul blog e si è commentato su facebook), continuo i punti di sospensione, per cambiare occorre …
Il processo di cambiamento deve essere preso in considerazione solo se quello che facciamo, ci procura solo dei disagi. Se state bene con voi stessi leggete, meditate e utilizzate la vostra visione di vita per aiutare gli altri. La gioia dell’esistenza non va mai tenuta in riserbo, va manifestata. Attenzione ad un altro elemento. Non sempre vogliamo togliere quello che ci impedisce di vivere più serenamente, anteponiamo un atteggiamento mentale pessimistico perché, sotto sotto, ci piace avere un pò di sfiga. Volete la prova? Ecco! Provate ad esprimere ad una persona la vostra considerazione positiva su di un fatto nel quale è stata protagonista. Esempio: - Sei stato in gamba a fare quella cosa, ti porterà solo vantaggi! Il vostro interlocutore vi risponde così: - Sì però ci sono alcune cose che non mi vanno bene … Sì però ho dovuto perdere …! Questa è la prova che avere un po’ di sfiga da vendere e da esibire piace. Vogliamo essere rincuorati e coccolati senza dirlo esplicitamente (forse); oppure, anteponiamo la sfiga come scaramanzia, mah!, chi ci capisce!?
Riprendiamo il discorso.
Se abbiamo deciso di cambiare, per togliere i disagi che l’attuale modo di fare ci procura, iniziamo con piccoli passi. Non ci sono medicine, corsi full immersion che ci possono aiutare. L’allenamento costante ci porta ad assumere atteggiamenti mentali diversi. Ci hanno insegnato che possiamo dimagrire dormendo se assumiamo una determinata pillola, poco sforzo, tanta resa. Cazzate incredibili. Lo sforzo e la perseveranza non si potranno mai sostituire a niente.
Quello che riporto non dovete metterlo in discussione, agite e basta. Questo, non perché è la verità assoluta e non voglio che usiate il vostro cervello, ma semplicemente perché sarà il risultato finale che sentenzierà la riuscita di questa “ricetta”.
Al mattino ci si sveglia 15 minuti prima del solito. Svegliamo il nostro corpo e la nostra mente con entusiasmo. Come? Salutatevi chiamandovi per nome e rivolgetevi la prima affermazione e domanda che aprirà la vostra giornata di impavido guerriero: - Ciao Roberto! Quali questioni ho da risolvere oggi?
Preparate una buna colazione, frutta, yogurt, caffè. Non lavate le stoviglie utilizzate. Scegliete un percorso alternativo per raggiungere la vostra attività. Valutate tre possibilità di percorso. Se lavorate sotto casa, camminate all’edicola più lontana per acquistare il giornale. Iniziamo con questi semplici ingredienti, il resto, lo vedremo passo passo. Se è vostra intenzione iniziare, ricordate che la perseveranza nell’adottare un nuovo modo di fare è indispensabile. Senza costanza non si ottiene un bel niente. Abbozzare tentativi è deleterio, ne va della vostra autostima. Alla prossima ….

giovedì 14 maggio 2009

Ho incontrato Seneca

Il colloquio con questo personaggio è stato breve ma chiaro.
A lui ho chiesto cosa significa essere equilibrati. Risposta: -Il saggio non si lascia mai prendere la mano dalla buona fortuna abbattere da quella avversa!
La mia replica, volutamente pungente ma tipica, è stata: - Filosofia, tutte cose belle da dire ma nei fatti!
Seneca mi ha freddato rispondendomi così:- La filosofia insegna ad agire, non a parlare!
Dopo l'incontro mi sono rivolto domande alle quali devo dare una risposta: -Perchè mi esalto e mi deprimo? Perchè mi piacciono e condivido le massime ma, nella pratica, non agisco? Quale è il vero freno?

martedì 12 maggio 2009

Ho sognato Darwin

Personalmente definisco questi sogni “causa di ciò che penso durante il giorno”.
Ultimamente sono impegnato nel discutere il termine cambiamento. Un termine che a me non piace ma, a quanto pare, è usato. Usato, detto e ridetto, ma la difficoltà è proprio la sua interpretazione. Ognuno interpreta il termine sulla base di ciò che è disposto a cambiare. Ecco il primo errore. Normalmente cambiamo nelle cose di facile attuazione, che non implicano uno sforzo, cambiamo quelle cose o atteggiamenti che non ci tolgono la finta sicurezza acquisita. Nel cambiamento, la paura di perdere ciò che si ha, è il freno più potente che c’è; l’azienda Brembo, nota per la qualità del suo sistema frenante, non riesce ancora ad eguagliare questa prestazione.

Darwin, prima di parlarmi della sua teoria, mi richiama all’osservazione. Per capire osserva, ascolta ciò che l’uomo, nella stragrande maggioranza, tende a fare.
Cosa ho notato?
Ho notato come le persone parlino del successo di altri, ammirano le loro gesta, apprezzano le loro parole, fantasticano sul come possono aver fatto, si affascinano sul loro atteggiamento e, alla fine della grande pensata esordiscono dicendo: “Si però sono stati fortunati!” Sembra che la fortuna sia il motivo che a permesso il successo di alcuni. Tutto questo avviene nei bar, nei punti di ritrovo, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, ecc. Queste persone, mentre si intrattengono e spendono il loro tempo a pensare alle gesta di altri, sono assumono una postura rilassata, adottano un linguaggio da competenti in materia e assumono un atteggiamento del tipo: “Io so, come gira il mondo!” Spettatori a vita!

Perdono il tempo in supposizioni, critiche, ammirazione e meraviglia. Intanto, nello stesso momento, c’è qualcuno che fa, si dedica, rischia, decide di riuscire.
Vivono la loro condizione nella speranza che qualcosa possa cambiare, non decidono di modificare il loro modo d’agire, ma aspettano che attorno a loro qualcosa possa sostituire la propria incapacità di pianificare il cambiamento desiderato, per ottenere ciò che desiderano. Il gratta e vinci è solo un esempio. Desideri tanti, aspettative di più. Si sentono privati dalla “fortuna”, fortuna che a volte è passata, ma per paura e ottusità è stata respinta. Così, da vecchi, con la copertina sulle ginocchia, baciati da un sole pallido di primavera, magari a Sanremo, potranno dire: “Se avessi fatto …”
Darwin non mi ha convinto sull’evoluzione della specie. Credo che l’uomo abbia le carte in regola per decidere il proprio cambiamento come e quando vuole. Il freno, è nella sua testa o meglio, quello che ha dentro. Cambiare non significa cambiare l’abito, cambiare significa cambiare pelle, e questo, fa male! Cambiare è faticoso, la fatica è solo la paura. Osare, rischiare veramente, rinunciare, avere nemici che con soddisfazione remano contro, tagliare i ponti con ciò che si è sempre fatto, rimanere soli, giudicati, criticati.
Cambiare è fare tutto il contrario di ciò che fino ad oggi si è fatto. Se lo sforzo richiesto è troppo e non si vuole iniziare la lotta, non ci si deve lamentare per le cose che si desiderano, la frustrazione è una faccenda complicata. Per cambiare occorre …

giovedì 7 maggio 2009

Ricercare

La vita è breve per ottenere la piena serenità. Però, vivere nella ricerca del buono ci rende già sereni.

giovedì 30 aprile 2009

Se credi a ciò che vuoi fare, dacci dentro!

Può sembrare una massima, uno slogan per stimolare, una delle tante battute che a tutti piacciono ma non mettono mai in pratica. Può sembrare?... No! E'! Darci dentro non significa provare, tentare, abbozzare e timidamente muovere dei passi. Darci dentro significa orientare mente e corpo all'obiettivo. Ogni respiro, ogni azione....per quello che vuoi fare.

venerdì 24 aprile 2009

Tracce di vita in Iter-Formo

La neve, come una coperta che protegge la terra, se ne va. Un'orma di cervo identifica il sentiero, un fiore annuncia che la primavera è in movimento. Camminando sul sentiero ho pensato che possiamo sempre ricominciare. Abbiamo tante opportunità, ci circondano, si offrono. Dobbiamo pensare e agire. Dobbiamo riappropriarci della forza che abbiamo, è in noi. Questo è il segnale della primavera. Forse, è la prima e vera (primavera) regola della nostra vita!

giovedì 9 aprile 2009

La propria formazione non finisce mai

L’uomo allenato sta bene sulla cresta dell’onda, l’uomo che tenta si affanna nel ricercare l’equilibrio.

giovedì 2 aprile 2009

Ragazzi dai 9 ai 14 anni

Anche quest'anno i ragazzi dai 9 ai 14 anni, saranno i protagonisti di una settimana dedicata a loro. Una settimana non solo di divertimento e avventura ma... (vedi sito www.rpopus.it)

mercoledì 1 aprile 2009

Forza lettori, spronate altri!

Ho promesso, che al raggiungimento dei venti "ok procedi", sarebbe iniziata una rubrica molto particolare, piccoli esercizi per cambiare. Alcuni hanno già dato il loro ok, e ringrazio, ma ne mancano 10. Forza! La mia non è una richiesta da toto scommesse, è motivata e sarà mia premura darne spiegazione

lunedì 30 marzo 2009

venerdì 27 marzo 2009

Uscire dall'abitudine

Io non applico ciò che è già scritto, faccio quello che penso!

giovedì 26 marzo 2009

Un granello di sabbia della comunicazione

Analizza con attenzione ciò che senti dire. Molte volte l’uomo racconta cose diverse dal suo intimo pensiero.

mercoledì 25 marzo 2009

L'arte del comunicare

L’uomo usa le parole per far comprendere le sue idee e far accettare i suoi concetti.

martedì 24 marzo 2009

L'uomo

Il colore può mutare d’intensità, l’uomo può mutare il proprio modo di fare.

giovedì 19 marzo 2009

W l'impresa

Quando ho sottoposto questa lettera per il blog mi hanno detto che mi sarei fatto del male.
Mi hanno detto: “Devi essere politicamente astuto se vuoi stipulare contratti”.

Ho risposto: “Voglio lavorare con manager veri e non con manichini da vetrina,
sono interessato e attratto da chi decide, investe e muove veramente i fili delle organizzazioni, gli altri, sono conoscenti che non sempre stimo!”

Il terzo uomo, entrato nella discussione, dice: Bene ragazzi, questa è la prova di come perdere i potenziali clienti che, non avranno le palle, ma ti fanno fare i soldi!

A quel punto, supportato da una disapprovazione evidente, ho deciso di pubblicare la mia lettera.

Non dico apertamente che c’è crisi perché, nella sostanza, siamo ancora lontano da questo termine duro e al momento un po’ di moda.
Sono momenti difficili. Difficili perché c’è la paura, l’attesa incerta. Queste due sensazioni in parte motivate, ci rendono nervosi e bloccano la volontà di reazione. Le cause sono molteplici. Una di queste è la paura di perdere il “volo”; ogni azione è seguita da una riflessione negativa, anteponiamo la sconfitta, o la non necessità di fare qualcosa, e così stiamo fermi, titubanti sul da farsi. Dire che oggi è la conseguenza di ieri può sembrare un concetto riduttivo ma, nella sua semplicità, è vero!
Quando il cannone tirava abbiamo giocato, non tutti, a fare gli uomini dell’alta finanza, abbiamo fatto girare il danaro come le figurine doppie; vi ricordate la vostra giovinezza? Bene, ci sono stati individui che giocando hanno massacrato il lavoro di molti, l’economia reale. Il lavoro, la costruzione reale di qualcosa, il tangibile o il servizio utile alle persone. Ci siamo dimenticati che l’economia non è un termine moderno, ma vecchio come l’uomo, che, nei secoli, ha lavorato per il proprio sostentamento e la progressione dei servizi collaterali utili al vivere. Abbiamo cominciato a rovinare, quando abbiamo dato importanza alla carta moneta. Abbiamo pensato che la ricchezza fosse solo il conto in banca, la percentuale d’interesse che dava, compravamo cose solo sulla carta. Tutto funzionante per un pò poi ….
Ci siamo dimenticati dell’uomo. L’uomo intelligente che progetta, crea, consuma, lavora, fa fatica. Possiamo pensare che questa sia emerita teoria o filosofia. Errore! Perché? Perché la conseguenza del contrario si vede e si sente!
Possiamo pensare che tutto questo non dipenda da noi, le grandi c….ate sono state fatte da altri. Vero, ma abbiamo imparato, imitato e assecondato gli altri.
Nel nostro piccolo abbiamo partecipato alla disfatta.
C’erano le imprese. Ci furono le grandi imprese.
Guardatevi intorno e vedrete l’effetto ritiro, la maglia, se non è di buon tessuto, al primo lavaggio si restringe. Le grandi imprese si accorgono che gli uomini che sono dentro fanno numero e non esprimono valore aggiunto; il loro interesse è ricoprire cariche o posti di lavoro. Peggio per le aziende partecipate da interessi statali o politici. Allora, la pensata …, rimarremo grande impresa ma la dividiamo in unità, unita di business. Facendo così, abbiamo fatto un passo verso l’origine, l’impresa tradizionale. L’impresa gestita da chi è interessato, il motivato, il condottiero, una figura o più figure che guadagnano sulla base dei risultati raggiunti. Ma questo, ad alcuni non piace. Mi hanno detto che noi, in Italia, abbiamo ancora un numero elevato di piccole e medie imprese. Prova pratica, in questo momento abbiamo meno caos rispetto ad altri paesi invasi dalle grandi imprese. Vogliamo le grandi imprese? Bene, accettiamole con una condizione, nelle varie sedi ci deve essere un elemento o più elementi, che agiscano alla maniera del vecchio amato e odiato sciur Brambilla. Le aziende guidate da interessi finanziari o da attività politiche non hanno anima. E’ l’anima, la passione, il desiderio di realizzare qualcosa che da vita all’impresa. Il resto, tutte c..te. Preciso che non sono un esperto in economia, sono solo uno che sta dalla parte dell’uomo, che pensa e agisce. Non sono dalla parte di chi è pagato per gestire grandi imprese cotte, mai risollevate, alimentate da danaro pubblico, sempre in perdita. Questi personaggi, fallito da una parte, li ritroviamo dall’altra. Incapaci con stipendi garantiti. E’ bello fare danni con il portafoglio pieno! E’ bello fare i top manager da copertina quando l’azienda te la foraggiano gli altri. Questa, è la prova di quanto sono fenomeni. Evviva l’economia reale, viva l’impresa!

lunedì 9 marzo 2009

solo 10

Solo 10 "ok procedi" poi si inizia a martellare. Mi hanno detto e scritto puoi iniziare anche con meno "ok procedi" Rispondo: Mantenere una posizione assunta è importante. I 20 che vorranno, sarà come per i componenti di una squadra, desiderano vincere e lottano per farlo. A presto!

venerdì 6 marzo 2009

Obiettivo 20

Il 20, ok pez procedi, è un risultato/obiettivo che si può raggiungere! Conosci qualcuno che puoi coinvolgere nel leggere il blog? Bene, "coinvolgi" "motiva" "incentiva" questi, non sono solo termini ma stati mentali che dobbiamo allenare. Pez

lunedì 2 marzo 2009

Il criceto, parte seconda

Ritorno sull'animaletto simpatico, poi lo lascio stare.

Discutendo con un amico esperto di animali, mi ha garantito che il criceto non è così insofferente della sua condizione. Ormai si è abituato, i criceti che lo hanno preceduto vivevano nella stessa condizione, lui si muove per abitudine ereditaria, non conosce altro. I criceti che lo seguiranno saranno nella stessa condizione. Rimanendo solo e pensando a quanto detto dall'amico, ho riflettuto sui termini: abitudine, condizione preconfezionata, atteggiamenti tramandati, desiderio di uscire da una condizione. Un caos mentale! Ma perché, noi, muniti di ragione, resistiamo tanto al cambiamento? Se la nostra condizione è causa di menate mentali, perché non cambiamo abitudini?

Ho pensato, se mi date un cenno per il proseguo, di programmare una serie di mini articoli.

Piccoli suggerimenti che ci accompagnano per una decina di giorni. Una sorta di programma di allenamento mentale per valutare se siamo capaci di modificare una o più abitudini dannose per il nostro sviluppo o cambiamento. Se siete d'accordo datemi un cenno! Come? Scrivete sul blog OK Pez procedi. Se volete rimanere nell'anonimato nessun problema, l'importante è arrivare ad almeno 20 ok Pez procedi! Qui parte la prima lezione, OSARE, ESPLORA, CHIEDERE! Non mi resta che aspettare. Ciao a tutti.

mercoledì 25 febbraio 2009

Non tutti sono come il simpatico criceto.

Il criceto è un animaletto simpatico. Vive, purtroppo, in condizioni non sempre ottimali. Alcune gabbiette sono dotate di ruota. Questa invenzione offre, al criceto, la possibilità d'inserirsi all'interno e camminare o correre per sgranchirsi. Una sorta di piccolo e limitato sfogo alla sua schiavitù.
Chissà perché, quando guardo questa scenetta, mi viene in mente l'uomo.

Parlo dell'evento organizzato il 24 Febbraio
E' andato bene anzi, come sempre, da una esperienza s'impara sempre qualcosa oppure si fortificano idee.

Normalmente, quando si organizzano eventi che aggregano, si devono considerare alcuni aspetti.
Invitare le persone quando non ci sono altri eventi esempio: finale sanremese, partite di calcio, programmi televisivi ad alta audience; bisogna valutare il giorno dopo cosa faranno gli invitati: vanno al lavoro o inizia il week end, ci sono feste o ponti?
Così, con altri piccoli trucchi, si organizza l'alzata del sedere dei probabili invitati. Dimenticavo, se poi offri da mangiare, il successo è garantito. Queste cose sono da considerare, per un certo tipo di persone.

E' una tipologia di persone molto ampia.

Sono persone che hanno gusti e attrazioni molto similari tra loro. Hanno bisogni da soddisfare che gli accomunano. Molte volte hanno uno stile di vita molto uguale tra loro. Da notare però che questa tipologia di persone, a parole, afferma e tenta di evidenziare alcune differenze per farsi considerare come unici, particolari.
Noi abbiamo organizzato un evento il giorno 24 Febbraio, era martedì, in TV si parlava di calcio, il giorno dopo si andava a (per) lavorare, l'ora era tarda, l'argomento non dei più esaltanti o spensierati. Totale, c'erano persone che coglievano ed elaboravano il proprio successo mentale. Persone abituate a lavorare su se stesse, per avere una visione delle cose molto più profonda. Persone che a parole non decantano la loro differenza per darsi un briciolo di tono. Persone che quando parlano esprimono concetti che hanno pensato ed elaborato in autonomia. Forza ragazzi, usciamo dalla gabbietta del criceto, ne abbiamo piene le p..lle della ruota che ci hanno messo a disposizione. Alleniamo la nostra mente a vivere bene, senza etichette, liberi di esprimere i nostri talenti. Ma si sa, questo richiede un minimo di sforzo. Se non vogliamo sforzarci per vedere le cose sotto vari punti di vista, per costruire una nostra idea, come possiamo dire di non essere uno dei tanti simpatici ma infelici criceti? Ho espresso, senza ordine di critica, un piccolo passo che permette di iniziare un cammino di ricerca. A che serve? Serve per conoscersi intimamente e muoversi senza troppe menate mentali.
Come disse Tito Livio: "non vi sia offesa nella parola", io aggiungo: "ma devi essere sempre chiaro se vuoi che qualcosa si scateni".


martedì 17 febbraio 2009

Master per chi lavora

Si è concluso il percorso formativo "Master per chi lavora". Tra sala formazione e attività outdoor, abbiamo sempre tenuto presente che solo le tecniche non bastano, occorre lavorare su se stessi. I miei allievi l'hanno compreso. Salutandoli ho detto loro: "Da voi pretendo, da voi esigo il massimo, vincere non è una opinione. Partecipate per essere e non partecipate per esserci".


lunedì 9 febbraio 2009

Si può ridere parlando del lavoro?

Penso proprio di si!
Il lavoro, storia vecchia. Quando non c'è ti deprimi, quando c'è, sei depresso. Eppure ci sarà un modo per vivere senza lavorare. Se vinco una buona somma di danaro col piffero che vado a lavorare...Se facessi un lavoro diverso... Aggiungiamo: Se trovo chi ha inventato il lavoro...
Bene, il giorno 24 Febbraio alle ore 20.45, ti invito alla serata dal titolo:

"Perché quando parliamo di lavoro ci girano le.......?"
E' un momento per stare insieme e visitare le sfaccettature del lavoro, aneddoti e sana satira. Lo speaker della serata sono io.
Io, che ho incontrato chi ha inventato il lavoro. Prima cosa lo insultato, ma poi, ho scoperto che...

Ci vediamo Pez

Conferma la tua presenza.

I riferimenti: Luogo - Castellanza (va) Via Don Luigi Testori 18 Locale: RexBibendi

domenica 8 febbraio 2009

L'incertezza

Questa notte ho sognato che correvo su una trave. Se rallentavo, per paura, mi mancava l'equilibrio, allora aumentavo la velocità e la mia corsa era più sicura. Quando mi sono svegliato ho meditato sull'incertezza.

venerdì 6 febbraio 2009

Quanto è importante il titolo di un annuncio

Dopo il messaggio di ieri, Giovedì... via web è successo di tutto. Una frase per incentivare il lettore a leggere il messaggio principale che, se comunicato in modo tradizionale sarebbe passato inosservato.
PS: c'è anche chi ha letto solo il titolo e non ha approfondito. Normale e divertente. Ci sono i fenomeni che leggono i titoli degli articoli o dei libri e credono di averne capito il contenuto.
Nuova era? SI
L'offerta formativa è ampia ma rischia di insegnare ciò che non serve. Un sapere astratto che crea solo illusioni. Tra illusione acquisita e operatività reale c'è un abisso. Conoscenza, competenze personali e atteggiamento mentale allenato sono alcuni degli elementi che creano valore.
Quando incontriamo una persona di valore non la cataloghiamo solo per quello che sa, ma per quello che ha fatto del proprio sapere. E' un'era nuova, ecco perché RP OpuS e Iter-Formo percorrono come politica di proposta formativa solo due strade: lectio brevis e percorsi formativi (per visionare le linee guida www.rpopus.it nella sezione formazione di RP OpuS).
Crescere, significa formarsi continuamente!
RP OpuS e Iter-Formo ti aspettano nella nuova era.
Mantieni la mente allenata se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi ... Ciao Pez
PS: per chi non l'avesse ancora capito, RP OpuS e Iter-Formo NON CHIUDONO, APRONO UNA NUOVA ERA!

giovedì 5 febbraio 2009

I marchi, RP OpuS e Iter-Formo, in funzione dell’esperienza acquisita in 25 anni di lavoro, CHIUDONO.

Si! Chiudiamo un’era ne apriamo un’altra. Questo avviene quando si opera nella ricerca. In questi anni, come ben sanno i clienti che da tempo crescono con noi, non ci siamo limitati all’esercizio della nostra attività di formatori ma, con costanza, ci siamo dedicati alla ricerca e alla sperimentazione. Ricerca e sperimentazione di metodi e modalità per fare formazione di qualità, nel rispetto del termine forma-azione. Così abbiamo “sfornato” metodologie di successo. Non vuole essere presunzione, è una realtà di fatto avvalorata dai nostri clienti. I risultati della ricerca ci spingono a disegnare nuove metodologie formative. Un cambiamento quindi, voluto dai dati raccolti ed elaborati. Per noi il 2009 sarà l’inizio della nostra nuova era. Abbiamo cambiato alcune modalità. Sappiamo che la proposta del nuovo implica un pò di resistenza ma, considerata la nostra storia, ci abbiamo fatto il “callo”. E’ normale resistere perché prevale di più la percezione, rispetto alla conoscenza di ciò che è proposto. E’ quanto abbiamo vissuto anche con il Centro di Formazione Iter-Formo; con la sua inaugurazione abbiamo mosso il settore delle scommesse, e gli scommettitori che ha puntato su di noi, hanno vinto con noi. La modalità formativa è cambiata e cambierà ancora, è in continuo sviluppo, cambiano i contenuti e le modalità. La formazione deve essere vissuta non come evento a spot o come evento ad effetti speciali, ma deve entrare nella persona per durare nel tempo ed esaurirsi molto lentamente. E’ disponibile nel sito www.rpopus.it la cartella tecnica, che contiene le linee guida generali, nella sezione riservata alla formazione RP Opus.

martedì 3 febbraio 2009

Attenzione

E' in corso la preparazione del comunicato stampa di RP OPUS e ITER FORMO.
Credo che il contenuto del comunicato possa far pensare. E' la dichiarazione di una scelta dovuta a tributo di 25 anni di attività.
La comunicazione verrà pubblica entro venerdi 6/02/09

venerdì 30 gennaio 2009

Chi conosce Iter Formo Master, si esprime così!

venerdì 30 gennaio 2009

..la formazione "trasversale"
Spesso si parla di questo argomento e altrettanto spesso dimostriamo un certo scetticismo nei confronti della materia. Ma in fondo cosa sono le cosiddette "competenze trasversali"?
Per spiegarlo utilizzerò un esempio un po' forzato, ma credo di semplice lettura. Ammettiamo che per una vita intera mi alleno e studio per diventare un campione di calcio. Dopo anni di impegno e sacrifici, tecnicamente sono diventato praticamente perfetto tanto da non avere nemmeno un rivale diretto. La più importante squadra al mondo mi acquista per una cifra folle e mi consegna subito una maglia da titolare.Passano le settimane ma i miei risultati sono pessimi. Il mio impegno è sempre al massimo, ma i goal non arrivano. Ci penso e ci ripenso ma gli sforzi sono vani.Inizio a cadere in depressione. Cosa è successo?E' successo che per una vita mi sono dedicato ad apprendere la tecnica e ad allenare il mio corpo, tralasciando costantemente la parte più importante, LA MIA MENTE.E' successo che ad oggi ho un enorme bagaglio tecnico, quindi un enorme potenziale, ma non avendo imparato a mettere in relazione questo bagaglio con gli altri, il mio potenziale è ridotto quasi a zero. In parole povere ho sempre studiato e approfondito il COSA senza mai prendere in considerazione il COME. Ora proviamo a fare un'ulteriore riflessione. La maggior parte delle storie dei veri uomini di successo è caratterizzata da un inizio particolarmente difficile, infatti quasi nessuno di questi è nato con la camicia. Oltre questo, una buona percentuale di questi uomini ha iniziato la scalata verso il successo senza avere grosse competenze tecniche. Come hanno fatto?Si sono concentrati fin dall'inizio sul COME; sul COME sopperire alle proprie mancanze, su COME rapportarsi con gli altri, su COME raggiungere obiettivi quasi utopici senza avere fondi, e così potrei scrivere pagine intere, ma la cosa più importante cha hanno imparato, è che l'unica cosa che possiamo controllare siamo noi stessi e loro hanno imparato a farlo. Queste sono le cosiddette "competenze trasversali" Queste competenze sono tanto decantate e ricercate perchè non fanno parte degli obiettivi dei più comuni programmi scolastici, ed onestamente ancora non riesco a capire il perchè. E' la mancanza di queste competenze che spesso crea un trauma ai neolaureati o neodiplomati nel momento in cui si scontrano col mondo del lavoro. Ma il rischio è in agguato anche per chi è ormai da tempo inserito nel sistema lavoro, infatti spesso è proprio la mancanza di costante allenamento in questa sfera la causa principale di depressione e insoddisfazione. La mancanza di un sano allenamento mentale provoca inevitabilmente un aumento dei nostri limiti, facendoci diventare i principali nemici di noi stessi e dei nostri desideri. Per approfondire l'argomento esistono kilometri infiniti di parole già scritte, ma non basta leggere, inizialmente bisogna imporsi una disciplina di allenamento molto rigida e severa, di tipo militare direi...ed è proprio per questo motivo che molti si fermano ancor prima di aver iniziato, denigrando poi la materia. E' per questa ragione che, specialmente negli ultimi anni, sono nate diverse realtà formative private.Tra queste, una si distingue in modo particolare fin dalla sua ideazione. Si chiama Iter-Formo e più che un centro di formazione è una vera e propria "palestra per la mente", vuoi per il posto impervio in cui si trova, l'alta Valsesia in zona Walser, vuoi per la filosofia con cui è stato creato. In questi giorni si stanno svolgendo le selezioni per il Master Iter-Formo, un master universitario "trasversale", un full immersion in se stessi per ben 2 mesi! Come essere in caserma! La cosa incredibile è che, grazie all'enturage di aziende che sostengono il progetto, molti fortunati partecipanti avranno modo di seguire questo importante percorso formativo in modo assolutamente gratuito! Io un pensierino ce lo farei ;-)
http://overdreamblog.blogspot.com

Max di Over-Dream

giovedì 29 gennaio 2009

Un proverbio cinese

Se fai progetti per un anno semina riso,
se fai progetti per dieci anni pianta alberi,
se fai progetti per tutta la vita educa un bambino.

martedì 27 gennaio 2009

Pochi minuti per pensare.

Ognuno ha, nella propria mente, un qualcosa che vorrebbe realizzare.

lunedì 26 gennaio 2009

L'azienda è in crisi

Quando si annuncia che l'azienda è in crisi il cervello trema.
"Se c'è crisi il mio posto di lavoro vacilla; se la crisi è generale non posso cambiare azienda; tutto quello che ho acquisito in questi anni può traballare; se rimango in mezzo alla strada, il mio tenore di vita può cambiare ecc ecc....
Pensare a questo è lecito.
Concentrarsi su se stessi, le proprie paure, non fa pensare agli antidoti anticrisi. Ci si paralizza. Si pensa in "piccolo".
Si pensa per sé e ci si dimentica che operiamo in una squadra. Partita, persa!
Pensare a ciò che ci può capitare, non ci rende lucidi guerrieri protesi alla vittoria.
Non riusciamo ad organizzare un pensiero vivace e non ci mettiamo sul campo di battaglia.
Aspettiamo sperando le decisioni degli altri o attendiamo che i fatti volgano al meglio. Noi, fermi, in attesa, da spettatori.
Siamo concentrati sulle nostre paure personali.
Idee e azioni = a zero.
Altra cosa: Abbiamo pensato alla crisi quando tutto sembrava andare liscio?
C'è crisi? Si!

mercoledì 21 gennaio 2009

Sono poche le situazioni che...

Sono poche le situazioni che mi imbarazzano o che mi emozionano, probabilmente è l'attività che svolgo che mi ha reso un ruvido. Tra queste, una mi emoziona in modo particolare. Vado al sodo. In questo periodo, sto lavorando assieme a Barbara, mia socia, al progetto Master Iter-Formo. E' un progetto nel quale abbiamo investito tempo e danaro. Con l'andar del tempo, questo progetto è diventata la nostra missione. I motivi si possono riassumere in alcuni punti: siamo sicuri della qualità del servizio, più persone hanno valutato positivamente l'iniziativa, crediamo che questa modalità operativa sia un buon trampolino di lancio per le nuove generazioni, consideriamo questo master la chiave di volta di una vera formazione. Ogni tanto infatti, per addolcire la strada in salita che dobbiamo affrontare, ci diciamo: Quella è la strada, forza!
Il progetto è decisamente innovativo e, come al solito, si paga lo scotto del "nuovo da far comprendere". Alcune volte ci chiediamo perché; forse, fare il nostro lavoro in modo tradizionale sarebbe meglio, ma poco dopo siamo già all'opera. Che cosa mi incoraggia e mi emoziona di tutto questo? Quando spuntano persone che sposano l'idea. Non voglio fare nomi o riferimenti, anche se sono evidenti, ma quando spunta una persona che ti aiuta, ti incoraggia e che ha compreso cosa vuoi fare, beh, la situazione non mi lascia insensibile. Nella battaglia non ti senti più solo. Ti accorgi che altri si addentrano nella causa e lottano con te. Posso garantire che è una gran bella emozione! Grazie.

martedì 20 gennaio 2009

Date notizia ai giovani

Sono disponibili borse di studio a totale copertura costo Master Iter-Formo, predisposte dalle aziende partner al progetto. I candidati possono inviare il proprio curriculum come esplicitato nella brochure del Master. La brochure è scaricabile dal sito www.rpopus.it Master Iter-Formo. I curriculum devono pervenire entro 31/01/09.

domenica 18 gennaio 2009

Merita di essere letto

Merita di essere letto l'articolo scritto da Fiorenzo Senatore. Il motivo? Solo uno! Ha espresso idee che vanno oltre alla normale presentazione di un piano didattico. Personalmente ho già ringraziato.
Creatività, un'energia tutta da scoprire
In genere si sostiene che la formazione dei manager e degli imprenditori dovrebbe essere prerogativa di aule e atenei universitari, di ore passate sui libri a fare ricerche e a stendere relazioni. Ritengo che attalmente questo sia tanto importante quanto l’esperienza e la capacità di agire e prendere decisioni; quella pratica e capacità alla base della fortuna di tanti manager e industriali che di aule hanno visto poco e niente. Oggi la formazione di manager e imprenditori di successo è tornata sulla strada delle esperienze e delle scelte che pragmaticamente concretizzano le teorie e le conoscenze acquisite o sviluppate all’università delle idee.
Sì, perché sempre più spesso il dottorato non è sinonimo di successo nel business, così come gli obiettivi non si raggiungono solo con le teorie. Anzi, troppe volte capita di trovare ottimi teorici che stilano la lista di programmi e progetti ma poi si lasciano imbrigliare dalle incertezze e dalle emozioni che frenano crescita e creatività.
Ora però, la conoscenza e l’esperienza possono essere arrichite e alimentate in molti modi e con molta libertà. Ho qualcosa di utile da segnalare, e anche un po' speciale, con l'orgoglio di poter affermare che si trova a ridosso della Valle Olona. Qualcosa di unico nel suo genere e originale per quanto riguarda metodologie e applicazioni. Sto parlando di Roberto Pezzin, formatore e ricercatore empirico da più di 25 anni, nonchè autore di libri e titolare del marchio registrato e metodo SQR SMI.
Insieme al proprio staff RP Opus di Busto Ariszio ha aperto un centro di battaglia formazione manageriale (Iter-Formo) tra le montagne del Vercellese, precisamente a Villa Inferiore-Rimella, dove lui e il suo qualificato e selezionato staff hanno programmato per la prossima primavera (marzo-aprile) un periodo di formazione sette giorni su sette della durata di due mesi senza interruzioni.
Due mesi di full-immersion tra le montagne per prepararsi fisicamente e teoricamente al meglio, dove l’apprendimento risulta naturale e lo studente è attivamente coinvolto nelle attività del centro di formazione. Lo studente è portato a sviluppare la persona e il carattere interiore. Insomma, un Centro che aiuta i giovani a crearsi un progetto e sfruttare al meglio le proprie possibilità.
Il programma prevede tutte attività da vivere unicamente e intensamente, rivolte a uomini che desiderano dare il meglio di sé nel business e dell’imprenditoria. A chi sceglie di frequentare il programma Master Iter-Formo è offerta la possibilità di acquisire il come fare per applicare le conoscenze, la chiave necessaria per aprire la porta della stanza di chi realizza ciò che conosce.
Un vero e proprio piano di studio e sviluppo, ma dove c’è spazio anche per gli impegni sociali, per la disiplina e naturalmente per lo studio di tematiche di marketing, gestione, sviluppo, qualità, informatica, amministrazione, aspetti giuridici e sicurezza. Una vera e propria caserma per mettere a punto perfette macchine da guerra del business e dell’industria.
Il master è destinato a neo laureati e neo diplomati a giovani e meno giovani imprenditori, che hanno o che vogliono intraprendere la strada del managment aziendale e dell’imprenditoria. Ciò che mi piace di questi duelli di affari, vendite e contratti è che non fanno male a nessuno; anzi, aiutano a crescere e alimentano idee, cosa rara in questi tempi di paure e conflitti reali. Ammirare e promuovere la formazione a mio parere serve a far crescere le aziende e i nostri imprenditori che restano sempre la risorsa creativa più importante di una società.
Quindi, al Sig.Pezzin, al suo staff e agli studenti, il mio personale in bocca al lupoe buon lavoro. Anche la Valle Olona ha bisogno di voi. Fiorenzo Senatore
A R T I C O L O T R A T T O D A B L O G O L O N A
H T T P : / / W W W . V A L L E O L O N A . C O M / C O N T A T T I / B L O G / I N D E X . H T MV E N E R D Ì 1 6 G E N N A I O 2 0 0 9

giovedì 15 gennaio 2009

Bel fine pomeriggio!

Aperitivo, shopping, sauna con massaggio, vincita inaspettata, no, niente di tutto questo. Nel fine pomeriggio del giorno 15, ho presentato il programma formativo del master Iter-Formo.
Tutto qui? Si!
Per me è stato interessante ed emozionante descrivere cosa fa un giovane nel master Iter-Formo.
Più raccontavo più mi rendevo conto che avevo tralasciato qualcosa. Le persone, tra queste anche alcuni docenti del master, ascoltavano e pensavano. E' stata questa attenzione che mi ha entusiasmato. Carica morale utile e tonica quando presenti un progetto innovativo. Chi era li, ha compreso e condiviso. Abbiamo lavorato tanto sul progetto, abbiamo speso tempo, risorse e ci siamo fulminati anche un pò il cervello. L'appoggio dei partecipanti ci ha fatto vedere un pò di luce e ci siamo sentiti meno soli. Meno soli nel combattere una guerra ai pregiudizi, alle abitudini e agli stereotipi che nella formazione, purtroppo, ci sono ancora. Per questo motivo, vogliamo ringraziare i partecipanti per averci dato una boccata di ossigeno. SI! Master Iter-Formo!

martedì 13 gennaio 2009

Il lavoro non è tutto ma...

Il lavoro è cosa buona per chi lo pratica e cosa cattiva per chi lo subisce.
Quanto tempo della tua vita la dedichi al lavoro?
Che cosa desideri, vita buona o vita cattiva?
Adesso pensa se pratichi o subisci il tuo lavoro.

domenica 11 gennaio 2009

"Sembrano, ma non contano!"

Questa affermazione mi è stata riportata da un giovane che sta iniziando l'attività lavorativa nelle vendite. Il suo lavoro consiste nel relazionarsi con responsabili di aziende per presentare e promuovere prodotti che ha a catalogo.

Il nostro giovane, non ancora inquinato dalle abitudini e dagli stereotipi, racconta così: "Quando studiavo, pensavo che il termine "responsabile" fosse affidato a persone capaci e con potere decisionale. Li vedevo nelle aziende durante lo stage, e li vedevo in università quando venivano invitati per parlare del loro lavoro. Il modo di fare era sicuro e dal loro linguaggio trapelava il peso che avevano nelle organizzazioni. Mi ero fatto un'idea e pensavo se anche io, con il tempo, sarei diventato un personaggio così. La percezione che avevo era quella di essere di fronte a persone che cavalcavano l'azienda. Oggi, dopo vari incontri, mi sono reso conto che molti, invece di cavalcare l'azienda, sono li come scudieri. Perché fanno così? Perché si danno tono ma quando è il momento di decidere sul serio si defilano? Ascoltandoli, sembrano tutti manager importanti ma dietro, hanno sempre qualcuno al quale devono chiedere. Perché non dicono apertamente che hanno dei limiti senza menarsela con altre scuse?"

Ho dato questa risposta:

L'uomo tende a vendere il suo essere immaginario. Si mostra per vendersi. L'individuo vuole che gli altri lo vedano come lui vorrebbe farsi considerare. Oppure hanno una falsa percezione di se stessi, pensano di essere in un modo, ma in realtà non sono. Linguaggio e comportamento sono un po' mascherati. Normalmente "parlano dei fatti più che farli". Devi abituarti ad avere a che fare con persone di questo tipo, gli adulti, a volte, sono un po' bugiardi. Molte saranno le domande che ti farai sulla persona, il tuo lavoro facilita questa ispezione. Un'altra domanda potrebbe essere "Cosa è la coerenza?" La coerenza è un termine strano, usato ma...Stai lontano oppure impara a gestire questi elementi, fanno perdere tempo. Non devi giudicarli male, li devi capire, non sono cattivi, hanno solo un po' di problemi con se stessi."

Mi permetto una raccomandazione dedicata a tutti, me compreso : "Siamo come mamma ci ha fatto, si fa meno fatica e si trasmette solo positività. Lavoriamo dentro di noi non solo fuori. Indossare una maschera è semplice come è semplice essere smascherarti da un giovane che inizia la propria carriera. Se ci muoviamo per esser considerati come a noi piacerebbe, probabilmente, in cuor nostro, sappiamo di non essere un prodotto di qualità".

venerdì 9 gennaio 2009

Come posso richiedere un aumento di stipendio?

Come posso richiedere un aumento di stipendio? E' una domanda che ogni tanto mi rivolgono. Non so se ci possa essere una tecnica particolare. In sintesi, la mia risposta è questa.Chiedere senza dare un sostegno e una motivazione alla richiesta è una faccenda facile, destinata a persone che del proprio lavoro e delle proprie capacità personali, hanno poco da raccontare. Chiedere è comunque buona cosa, se ... Atteggiamento: quando si comunica qualcosa, il modo di comunicare e il tipo di comportamento da adottare sono molto importanti. Calma, presentarsi rilassati. Sei rilassato, quindi calmo, se hai un piano che hai preparato preventivamente. Attenzione: a volte usiamo linguaggio e atteggiamenti clonati, stessi modi di dire e fare. La cosa peggiore è che diamo vanto al nostro modo di fare pensando sia unico, senza accorgerci però, che come noi ce ne sono altri 123.456... Ogni incontro deve essere preparato. Cosa preparare? Dati e motivi per i quali la tua azienda dovrebbe riconoscerti qualcosa in più. Mettiti nei panni di chi deve decidere di darti l'aumento. Cosa vede in te di diverso da un altro? Che valore aggiunto hai, che fa la differenza? Chiunque può svolgere il tuo lavoro, ma le tue qualità creano valore alla mansione? Perchè dovrebbero darti più soldi? Il tuo esame di coscienza deve essere obiettivo. Sei un personaggio che anche il mese di agosto è affetto da influenze invernali??? Il venerdì e il lunedì improvvisi malori che ti bloccano a riposo? Generi con facilità attività non conformi? Raccogli i dati che ti permettono di evidenziare il valore aggiunto che hai nella tua prestazione di lavoro. Le aziende hanno occhi e orecchie in ogni parte di essa. Se riesci a far riconoscere il tuo valore con dati oggettivi beh, sei sulla buona strada.Anche il tuo interlocutore ha un peso sulla decisione. Non tutti i capi sono uguali, alcuni sanno riconoscere, altri no. Pensa ad almeno 4 motivi per i quali vuoi un aumento. Sono motivi che contribuiscono all'andamento della tua azienda? Come sei messo con gli errori? (costi aggiuntivi per il ripristino). Non so in quale area tu operi, ma il fatto di avere un collaboratore che fa risparmiare o meglio, guadagnare, è certamente un collaboratore da non perdere. Lavori bene con i tuoi colleghi e/o collaboratori? Ogni voce di richiesta che porti deve essere corredata da fatti e dati. Non discutere modello bar dove tutti dichiarano di lavorare. Le parole sono utili ma non indispensabili come dati e fatti. Buona richiesta.Una storiella: al bar tutti dicono di lavorare e farsi un mazzo tanto. Gli stessi aggiungono, a volte, "io lavoro, non come quelli che non fanno niente" Domanda: al bar hai mai sentito questa battuta? "io non faccio niente, non come quelli che lavorano" ...

giovedì 8 gennaio 2009

Quando pensi: “vorrei!” hai già perso! Quando pensi: “come posso volere?”, sei già sulla buona strada.

martedì 6 gennaio 2009

Sono aperte le opinioni, con entusiasmo s' intende.

Inizia un nuovo anno.
Se pensiamo, è solo uno schema, il calendario, un orologio del tempo. E' sicuramente utile per la pianificazione delle faccende materiali ma non per la nostra testa. L'atteggiamento mentale non deve essere guidato dal calendario, dell'orologio del tempo. L'energia della nostra mente non può essere condizionata, frenata o accelerata dal tempo, da un orologio, da un calendario. "Ci saranno tempi migliori" Il prossimo anno sarà diverso" intanto, siamo fermi, nell'attesa. E' questo attendere che il calendario scorra che ci impedisce di agire. E' il calendario che ci batte il tempo e non noi che decidiamo di gestire il calendario. Incontrando le persone e discorrendo con loro, ho notato, a volte, il rammarico del tempo passato. "Se avessi fatto..." " Se avessi sfruttato meglio quell'occasione..." "Se in quel periodo non avessi avuto..." Non si capisce se questo atteggiamento mentale sia una scusa ai propri fallimenti (il problema del mio insuccesso è colpa di altro) o si è atteso con buoni propositi ma senza agire. Proviamo a pensare che domani è un giorno nuovo, tutto da costruire, tutto da preparare per il giorno successivo. Quello che oggi accade è il risultato delle azioni che l'hanno preceduto quindi, oggi, preparo il mio nuovo giorno.
Non possiamo essere entusiasti il venerdì e depressi il lunedì. L'entusiasmo o peggio, i momenti demotivanti, non possono essere gestiti dal calendario, da una data. Il nostro atteggiamento mentale non conosce stagioni, periodi date. Il nostro atteggiamento mentale è libero, entusiasta e ci chiede, in qualsiasi momento, di andare verso..., non di attendere. Se qualcosa non gira per il verso giusto è normale. Non tutte le ciambelle escono con il buco, l'importante è fare le ciambelle. Paura di agire per sbagliare? Normale anche questo! Chi fa sbaglia, chi non fa è un errore unico! Meditare e agire con forza! Questo è l'imperativo! Ogni giorno è l'inizio di una nuova storia supportata dalle azioni del giorno prima. Forza, non siamo invincibili ma possiamo governare meglio la nostra vita! Pez

venerdì 2 gennaio 2009


Buon anno.

Un anno tutto in salita con tante tappe vittoriose!

Rimella sotto la neve

il mio 2 gennaio