lunedì 2 novembre 2009

Muoversi per cambiare

Salendo, venerdì sera, verso Iter-Formo, ho visto la frana caduta sulla strada.
Nel superare il tratto devastato ho commentato l’ipotesi dell’accaduto. Più tardi, ripensando al mio commento, mi sono reso conto che ho utilizzato due termini ai quali ho dato spazio di pensiero.
Movimento, cambiamento.
Vari elementi sono intervenuti per far muovere massi e macerie, questo movimento ha cambiato l’aspetto della parete.
Il muoversi porta ad una cambiamento. Quello che oggi ho fatto incide sulla progressione o regressione dei miei piani, quindi, qualcosa è cambiato. Sapendo che vari elementi influiscono nel far muovere le mie azioni, devo porre molta attenzione sul “cosa sto facendo” pensando, con un certo anticipo, sull’utilità del mio agire. Perché? Perché ho identificato faccende alle quali voglio tendere. Per ottenere quanto ho deciso, devo pensare e muovermi, il movimento produce il cambiamento che è lo stato al quale tendo (l’obiettivo). L’obiettivo è un cambiamento. Prima di raggiungere il mio obiettivo, il mio modo di agire era diverso. E’ stato il pensiero e il movimento che mi hanno permesso di ottenere un risultato, raggiungere l’obiettivo. Quello che ho scritto già si sapeva, tutti lo sanno, ma non occorre sapere, necessita la forza e la determinazione nel pensiero e nell’azione.
Nota tranquillizzante per chi arriva in Iter-Formo
Tutto a posto, la strada è percorribile e tutto è in sicurezza. Cose che capitano alla natura, si muove!
Prossimamente, percorrendo la strada che porta al monastero Iter-Formo, pensate: Se la natura si muove e cambia, io, da che parte sto?


Per migliorarsi bisogna cambiare, non sempre il nostro stile di vita ce lo permette.
Cosa ci trattiene dal cambiare le nostre abitudini?
L'ambiente familiare, gli amici, la cerchia più o meno ristretta di conoscenti, i nostri stereotipi, l'impossibilità di avere un contatto diretto con chi ci può aiutare a crescere.

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