lunedì 6 dicembre 2010

Potenziali espressi

L'antefatto
Conosco un prete e i suoi ragazzi. Condivido con loro alcuni momenti di riflessione, argomenti tosti analizzati da varie angolature. Temi trattati da “seduti” quindi condivisi a livello teorico, lo sforzo, per praticare ciò che si è condiviso, non è ancora entrato in scena.

Normale!

Il fatto
Sono invitato ad uno spettacolo organizzato proprio da quei ragazzi. Il prete, nel porgermi invito, aggiunge: “Guarda che i miei ragazzi hanno lavorato bene!”.
Conoscendoli non avevo dubbi, ma nella mia povera testa, con ancora tanti spazi legati a preconcetti, mi sono sparato un film mentale. Avete presente i ragazzi dell'oratorio, in cerchio, che suonano la chitarra e si dicono che stanno bene insieme e tutti si vogliono bene? Perfetto, se qualcuno la pensa così fa parte del mio gruppo, “cervelli leggermente anchilosati”, senza offesa.
Torno all'invito.
Accetto per motivi di simpatia che provo per questo gruppo e per motivi legati anche al tipo di lavoro che svolgo, avere dati, capire il teorico discusso da “seduti” e verificarne l'effetto pratico.
Le rappresentazioni teatrali in sé, non mi hanno mai fatto sballare.
Ore 21 presente.
Il teatro, pur avendo un'entrata che agevola il flusso di gente, è congestionato, sono nella calca.
Entro, con gli occhi cerco i ragazzi e le ragazze attori del momento, sono nel retro, si stanno preparando.
Il mio tasso d’emozione comincia a salire, mi intrufolo nel retro. Eccoli! L'agitazione, l'apprensione sono le prime cose che si respirano. Ci salutiamo e ci scambiamo una serie di battute per esorcizzare il momento. Sono già pronti, vestiti e truccati, sono bellissimi.
Inizia lo spettacolo.
Le scosse al mio cervello si susseguono, scenografia e costumi curati anche nel dettaglio, musica live, voci, coro di supporto e luci armonizzavano il palco. “Ma questi non sono professionisti” mi sono detto mentalmente per sole due volte. Alla terza volta mi sono detto: sono più che professionisti.
Perché?
Perché erano guidati dalla determinazione, determinati a fare bene, entusiasti, si calavano nei personaggi che rappresentavano con aderenza, in quel momento erano il personaggio che recitavano.
Cantavano, ballavano e si muovevano con disinvoltura davanti ad un teatro in piena. Si erano preparati, avevano lavorato, ci credevano. Il palco trasudava di passione, forza. Avevano un obiettivo, far star bene il pubblico che aveva riposto in loro fiducia. Obiettivo raggiunto. Tutti inchiodati alle poltrone, le mani si battevano con frequenza. Che spettacolo! Seduto e basito, mi ripetevo: “Vai raga, state facendo, state praticando quello che, da “seduti”, vi ho sentito dire. State facendo! Boom!”
Volevate dare un esempio di lavoro di squadra? Fatto! Volevate far capire che con l'impegno si possono fare tante buone e utili cose? Fatto! Volevate far capire che siete capaci di cantare in cerchio con la chitarra e tanto di più? Fatto! Non continuo con l'elenco anche ce ne sarebbe per scrivere un testo a parte.
Avete fatto un gran lavoro.
Parole e intenzioni che prendono forma, è questa la caratteristica delle persone attive. Persone che non si limitano al parlare, ma si attivano per l'agire. Merce rara.
Sono trascorsi quasi tre giorni e ci sto pensando. Ringrazio tutti i ragazzi e le ragazze che mi hanno ricaricato e mi hanno fatto ricordare che si può, sì, si può fare!
Questi giovani, non professionisti, ora hanno un problema. Una questione da risolvere, hanno alzato la loro asticella di performance e non possono più abbassarla. Non si torna indietro, si va in avanti nella ricerca del meglio. Ciao ragazzi dateci dentro, la ricerca del meglio non è esasperazione, è dare espressione ai propri talenti.
Aveva ragione quando quello strano prete mi ha detto: “Guarda che i miei ragazzi hanno lavorato bene!”

venerdì 19 novembre 2010

La perfezione

Giovedì 18 novembre 2010 alle 22.00, mi congedo da un gruppo di lavoro. Ho finito una serie di incontri formativi e informativi. Tutto normale, salgo in macchina e penso.
E' un gruppo che svolge un lavoro importante, operano nella sanità. Tutti i giorni devono dare supporto a persone che hanno bisogni legati alla salute. Salute, grande cosa. Stare bene, grande cosa.
Un gruppo affiatato e collaborativo che ha ben chiaro cosa e come devono fare. Con loro abbiamo affrontato vari argomenti, uno di questi, la ricerca della perfezione.
Perché la ricerca della perfezione? Perché è un atteggiamento naturale e già insito nell'uomo. Non si potrà mai raggiungere la perfezione ma, inseguendola, esigendo la sua realizzazione, naturalmente si migliorano più stati mentali e si affinano le capacità. Non deve essere esasperazione al successo, termine usato con mille interpretazioni personali, la perfezione è rendere utile e completa l'azione intrapresa. Presenti e attenti a ciò che si fa. Operando in questo modo si va in avanti, si migliora senza neanche accorgersi. Voler rendere perfetto significa esternare tutto ciò che è dentro di noi, con fatti, azioni e non propositi verbali o dichiarazioni di intenti che non trovano la via della pratica reale. Difficile, molto difficile, ma si può.
Salutando questo gruppo di giovani con “occhio acceso”, li ho richiamati alle loro qualità.
“Non è un corso che vi rende migliori, non è il relatore che è stato più o meno bravo nell'esposizione, siete voi. Siete voi che, dalle parole spese, trarrete le conclusioni e deciderete in merito. Sarete voi con i vostri talenti e difetti che vi impegnerete per rendere il vostro lavoro un lavoro perfetto. E' solo una grande e unica opportunità!”
Questo gruppo, con occhio acceso, non solo lavora per procurarsi un salario, lavora per dare reale fiducia a chi, in un determinato momento, ha veramente bisogno, … non è così facile.

giovedì 4 novembre 2010

Penso -agisco- penso- agisco

Siamo, chi più chi meno, sempre in corsa. Frenesia fasulla o reale, siamo in movimento anche quando si passano ore in coda sulle strade. Ci agitiamo e occupiamo la nostra mente con una moltitudine di pensieri a volte, anche positivi, ma sempre con la massima velocità. Nel libro di Michael Ende, La storia infinita, c'è una frase che affiora nella testa quando penso all'agitazione dell'animo:
“Bastiano era già passato per un'infinità di porte e di stanze esagonali. Ogni decisione che prendeva lo conduceva a prendere la successiva, che a sua volta portava con se un'altra decisione. Ma tutte queste decisioni non mutavano nulla nel fatto che egli si trovava ancor sempre nel Tempio delle Mille Porte, e anche che ci sarebbe rimasto. Mentre proseguiva così da una porta all'altra, cominciò a riflettere sull'utilità del suo modo di agire. Il suo desiderio era infatti basato a condurlo nel labirinto, ma evidentemente non era sufficiente a fargli trovare la strada per uscirne. Aveva desiderato di trovarsi in compagnia ma solo ora si rendeva conto che il suo desiderio era vago; in realtà non aveva desiderato nulla di preciso”.

Può capitare di ritrovarsi in labirinti del genere; allora?
Basta fermarsi e pensare sull'utilità del proprio modo di agire. Detto così è semplice, nella pratica la faccenda si complica. Perché? Perché fermarsi, pensare, rimanere in silenzio ed entrare in contatto con se stessi può far paura. Ho notato che molte persone non sopportano l'idea di stare soli e pensare. Hanno un atteggiamento di resistenza, ma poi, una volta sperimentato, si accorgono quando è gratificante entrare in se stessi.
E' un'esperienza che tonifica, rilassa, ricarica. Incontro persone che ricercano un momento per fermare la giostra. Due anni fa, proprio per soddisfare questa necessità, abbiamo organizzato un soggiorno presso IterFormo intitolato “IL Silenzio”. Da quella volta si sono ripetute 4 edizioni.
Il luogo e la struttura si prestano molto bene per questi eventi. Così anche quest'anno nel periodo invernale, ci si ritrova nel silenzio, nel ritmo calmo che cadenza le attività organizzate per i due giorni. Un sapore strano tra vita monastica e ribollir di idee. Da provare! Vi aspetto!

lunedì 27 settembre 2010

Mente e corpo

Quando mente e corpo si alleano per apprendere ed esplorare nuove strade.

Appropriarsi di conoscenze è alla portata di tutti, lo sforzo è minimo, e la condivisione dei contenuti è quasi sempre accettata. Siamo nel campo delle parole, delle aspettative, degli intendimenti, della speranza, delle prospettive. Sappiamo cosa fare, il come farlo un po' meno e il farlo realmente è e sembra sempre un ostacolo.
Il cervello e pieno di nozioni, a volte viene eccitato da momenti di forti emozioni causate da altri e intravediamo la possibilità di fare ciò che desideriamo ma, passati questi momenti di euforia, ci si trova solo con se stessi, con le proprie scelte, fare, non fare, quanti problemi, quali rinunce e implicazioni, quali sforzi richiesti.
Così si ritorna a sperare, rimandare la lotta, ci saranno momenti migliori. Questo, per molti, accade per tutto l'arco della vita.
Perché avviene questo? Perché non si crea un sodalizio, un andare a ritmo tra mente e corpo.
Sto parlando di formazione nel senso più ampio possibile.
Appropriarsi della conoscenza sui modi e metodi ed essere pronti a sviluppare, nella pratica, quanto si è acquisito.
Da qui inizia la differenza tra le persone. Limitato alla conoscenza ma con aspettative, o conoscitore pro attivo che fa.
Come fare ad uscire da una spirale che ci vede allenatori del lunedì e grandi manager quando si è smesso di lavorare e si discute con amici?
Mente e corpo allenati a condividere e marciare assieme.
La mente, serbatoio di sapere e generatrice di energie, sa che può contare sul meccanismo perfetto di un corpo che risponde. Non mi dilungo sull'argomento ma arrivo al risultato. Quando mente e corpo si allineano ecco che l'autostima per percorre un cammino diventa reale e prorompente. Autostima reale non stima che noi percepiamo ed il più delle volte è fasulla. Avete notato, che il più delle volte, parlano con persone, siamo circondati da fenomeni? Sanno tutto di tutto, si valutano al massimo, sono guerrieri nati ma, nella realtà, tra ciò che dicono e fanno (se fanno), esiste una differenza sostanziale.
Normale, qualcuno può dire, vero, normale, ma questa affermazione è ciò che ti frena.
Allora è meglio sperare, fantasticare sul proprio futuro, rimandarlo alla pensione. Non c'è tempo signore e signori, pensando così si rimane trombati.
La determinazione, la grinta, la sicurezza, la capacità di decidere e tante altre belle parole proliferano si azionano nelle persone che riescono ad allineare mente e corpo. Parole e atteggiamenti che non arrivano da pompate esterne che fanno solo esaltare. Devono crescere e consolidarsi dentro di noi. Chi vive pompato prima o poi si sgonfia e deve essere ripompato.
Non ho scritto e delineato quale può essere il metodo Mente e corpo. Perché? Semplice! Vi invito all'incontro che sto organizzando sul tema mente e corpo. Si terrà il mese di gennaio presso il centro di formazione Iter Formo. Durata, un giornata, aperto a tutti, gratuito, fa molto freddo, la strada si inerpica tra le montagne, la giornata può essere nuvolosa, stare a casa al caldo o in un centro commerciale a bere una cioccolata è più comodo, rinunciare ad una sciata è un grosso sacrificio (soprattutto se una persona ci va poche volte).
Vi aspetto!

lunedì 30 agosto 2010

Attività formativa in piena regola

Sperimentato, piaciuto. Adesso è un'attività che rientra nei programmi outdoor di IterFormo.
Jump on the rocks, stoning, a noi piace sassoling è un'attività sportiva divertente a più livelli.
In cosa consiste?
Semplice. Si sceglie il torrente più o meno verticale, si analizza il percorso, si salta di sasso in sasso fino al punto di arrivo.

L'attrezzatura è indispensabile: scarpette con suola ad alta aderenza, pantaloni lunghi antiabrasione, maglietta maniche lunghe, casco modello usato per l'arrampicata, guanti in gomma e tela. Sono facoltativi, ma consigliati, i paragomiti e i paraginocchia. (attenzione all'acquisto)

Corde e imbraghi, se necessari, sono messi a disposizione dall'accompagnatore.

Questa attività è indicata per migliorare: equilibrio psico fisico, prontezza di riflessi, coordinamento nei movimenti, fiducia in se stessi, capacità nella presa di decisioni, valutazione delle opportunità e delle minacce, concentrazione, lavoro di squadra e....Il motto è: vedere – pensare - agire

I percorsi sono di tre tipi: base e avanzato e estremo Nel base si apprendono i rudimenti tecnici per camminare nel letto del torrente senza toccare l'acqua. Nell'avanzato si predilige l'altezza dei massi dai quali saltare e la loro disposizione. Nell'estremo si iniziano ad utilizzare mezzi tecnici per la sicurezza, solo per la sicurezza. Nel jump on the rocks non si deve mai toccare l'acqua.
I percorsi sono in discesa.

Non ci sono periodi particolari, quando i torrenti sono carichi d'acqua il divertimento e l'adrenalina sono garantiti.
Per chi vuole sperimentare quest'attività sono previste uscite nei week end
Un modo per misurare ciò che pensiamo di noi!

giovedì 29 luglio 2010

Ricerchiamo collaboratori

Il blog non è uno strumento per ricercare collaboratori ma, considerata l'affluenza ne approfitto. Chiedo, se è possibile, di fare girare la notizia.

Iter-Formo è in forma e, per questo motivo, dà inizio alle selezioni per inserire giovani da preparare all'attività di formazione outdoor Iter-Formo.

Le selezioni, su appuntamento, si svolgono presso il centro di formazione residenziale Iter-Formo nei giorni 16/17 agosto. La selezione è strutturata con questo metodo: presenza dell'aspirante candidato di due giorni presso il centro, colloqui individuali e di gruppo, prove pratiche di formazione in aula, prove pratiche di mobilità atletica.
Cogliamo anche l'occasione per incontrare professionisti delle vendite e del marketing per instaurare possibili collaborazioni.
I candidati saranno ospiti, vitto e alloggio, nel centro di formazione.
Inviare il proprio curriculum entro 09/08/10 a rpopus@rpopus.it.

Il progressivo sviluppo dell'attività presso Iter-Formo, prevede l'inserimento di collaboratori.

Chi si vuole incontrare: persona di età 30/35 anni, breve esperienze nell'area formazione (1 max 3 anni), buona propensione alle attività fisiche, predisposizione nel gestire gruppi.

L'attività da svolgere: incontri di relazione con i clienti per fornire informazioni sulle modalità di formazione del nostro marchio. Tutoraggio durante le lezioni in aula e le attività outdoor.

Il rapporto di lavoro prevede la collaborazione e non la dipendenza. Il collaboratore “costruisce” il proprio reddito sulla base delle attività svolte.

La formazione del candidato è curata direttamente da noi.

giovedì 1 luglio 2010

Verso la meta

Dopo quasi un anno di lavoro dedicato alla presentazione del progettoverso la meta”, ecco che arrivano i primi innovatori.

Un anno è un periodo abbastanza lungo ma, quando si parla di inserimento di metodi nuovi, ci può stare.

La nostra scelta lavorativa non è mai stata orientata verso la ricerca del consenso o nell'offerta di prestazioni già conosciute o, come si dice in gergo, servizi che “tirano” in un momento preciso.

Gli svantaggi di questo tipo di scelta sono tanti, ma i vantaggi, numericamente inferiori, sono decisamente prorompenti, vantaggi nostri e per i clienti con mentalità innovativa (sempre più rari).

Un anno fa presentavamo “Verso la meta”. Le risposte, tipiche: “bella idea... si però ma... sarebbe buona se...forse questi non sono i momenti migliori... è un cambio di mentalità abbastanza evidente... questo ci richiede uno sforzo... non so se si può applicare nel mio settore... noi non siamo pronti...”

Queste resistenze, comuni a molte persone che hanno il compito di innovare, determinano una forma di ottusità e frustrazione. Vorrebbero fare qualcosa per cambiare, ma appena quel qualcosa non è circoscritto nelle loro abitudini e modelli di ragionamento, esitano. Come si fa a cambiare se uno rimane a rosolarsi nelle proprie abitudini?

Non lo so!

Abituati ad aspettare, a dare il tempo necessario alle persone perché possano arrivare ad una loro comprensione, ecco i primi innovatori.

Il progetto “Verso la meta” è nella sua fase di decollo. Un progetto mirato all'essenza, agli obiettivi che un'impresa si pone. Un progetto che attraversa la struttura organizzativa coordinando gli sforzi di tutte le persone. Un progetto semplice e proprio per questo motivo efficace. Un progetto destinato a tutte le aree organizzative. Un progetto “misurabile”. Unico elemento richiesto è: avere obiettivi! Non è così scontato!

lunedì 3 maggio 2010

Privi di spina dorsale

Invertebrati.

Non sono insulti, sono definizioni che si usano per definire le persone che non hanno una linea di condotta ferma; quando dico questo, intendo le persone che dicono una cosa e poi, per convenienza, si defilano, si adeguano.

Sono coloro i quali, per convenienza o perché intravedono un vantaggio personale, non esprimono il loro pensiero ma lo adattano alla circostanza.

Sono individui che parlano dell'integrità, dell'onesta, della convinzione ma, appena si delinea un vantaggio da acquisire, negano con i fatti ciò che a parole dicono. Sotto certi aspetti sono divertenti!

Sono elementi che prima di esporsi, indagano attorno e valutano se e come dire. Il più delle volte usano citazioni di altri per rafforzare quello che esprimono e se incontrano resistenze nel dialogo, modificano o modellano la citazione appena affermata. Non attaccano direttamente con il loro pensiero, lo trattengono, hanno paura ad esporsi, a mettersi in gioco (frase che di tanto in tanto si sente, piace).

Persone che, per salvaguardare la propria posizione, modificano la loro natura.

Persone che per il sacro pezzo di pane, stipendio, arrivano a negare se stessi, quello che pensano.

Molte volte ho pensato e spero di sbagliarmi, che un pensiero proprio non l'hanno. Parlano di rivoluzione, di cambiamenti, di innovazione ma, nel loro intimo attendono che altri facciano, se va bene, si accodano, se va male basta dire: “l'avevo pensato che quella cosa non avrebbe funzionato”. Normalmente, a parole, sostengono i deboli, ma nei fatti si adoperano per i più forti, meno fatica, più probabilità di acquisire vantaggi personali.

Ricordo di un fatto.

Ero in una sala mensa di un'azienda, non conoscevo nessuno e nessuno mi conosceva, grande vantaggio.

Notai una persona decisamente arrabbiata nel parlare di politica con alcune persone. Aveva tutte le soluzioni per risolvere i nostri problemi, dall'economia alla politica in generale. Sbandierava, con convinzione, che un determinato partito avrebbe fatto piazza pulita di tutto quello che non funzionava.

Il partito e il leader dello stesso, avevano un nome che di tanto in tanto durante il mini comizio, risuonava. Con lo stesso tono esordiva anche in critiche nei confronti delle scelte aziendali e le relative ripercussioni sul mercato e sui dipendenti.

E' bello sentire uno che parla con convinzione, mi piaceva, riscuoteva anche un certo successo nel gruppetto di sostenitori.

Fotografai mentalmente il personaggio senza difficoltà perché, anche il suo aspetto esteriore trasudava di rivoluzione.

Una persona sicura, tutta d’un pezzo, integra, onesta.

Ero in quell'azienda per condurre delle interviste che sarebbero diventate utili per ritoccare un modello organizzativo. Alcuni dipendenti furono invitati a colloquiare con me.

Caso vuole che si presenta il rivoluzionario.

Occasione da non perdere!

Appurato che non mi aveva notato precedentemente, inizio il colloquio.

Dispongo le parole in modo diverso, rimango in tema, ma incentivo la persona a percepire qualcosa di utile proprio per lui. Qualche lettore, a questo punto può pensare: Bella bastardata! Rispondo: Chiamiamola come vogliamo, rimane il fatto che quando parlo del comportamento delle persone durante i corsi, non voglio raccontare cose delle quali non sono convinto e non ho dati sufficienti per sostenere la mia tesi quindi, espongo argomenti frutto di prove, ricerche, sperimentazioni. Se vogliamo chiamarla bastardata, possiamo dire bastardata utile. Obiettivo, scavare, ricercare l'ultima verità, comprendere cosa c'è dietro, ecc.

Torniamo all'accaduto.

Chiedo al mio uomo cosa ne pensa del lavoro. Risposta “Utile e da svolgere con estrema serietà soprattutto quando si ha la responsabilità di una famiglia”. Frase bella e innovativa. Incalzo.

Nella scelta di un responsabile con mansioni di coordinamento e gestione dei gruppi, crede sia opportuno valutare se il prescelto sia in linea con la politica aziendale? “Indispensabile, un responsabile deve fare propria la filosofia aziendale e vigilare che questa venga applicata” Penso: che bella battuta, quasi quasi la metto come slide in qualche corso.

Faccenda delicata quella degli invertebrati. Pensano, con questo atteggiamento, di riuscire ad ottenere qualcosa, ma il più delle volte rimangono delusi.

Se crediamo in qualcosa lottiamo, organizziamo il nostro modo di comunicare e fare, per trascinare gli altri dentro al nostro pensiero. Ci rimetteremo qualcosa, forse, ma la ricompensa è di gran lunga più grande dello sforzo.

Ho scritto questo ma, per una fetta di torta con panna, evito la discussione per paura che mi venga servita una piccola fetta. Si, mi capita, però poi mi ritrovo con il piacere momentaneo soddisfatto, ma frustrato.

lunedì 26 aprile 2010

1° campo lavoro

Cronaca, in ordine sparso, di un week end di lavoro
In Iter-Formo arrivano persone.
La loro presenza ha un significato, partecipare al “campo lavoro” per attività di manutenzione.
Morale … alto!
Nonostante la fatica fisica non mancano le così dette “cazzate”, a fiumi...
Dal lavoro alla tavola, devastante, il cibo scappa del tavolo perchè impressionato da tanta voracità. Si inizia con “facciamo uno spuntino” ore 11.30, per poi rimanere a tavola in attesa del primo piatto.
Fisico nutrito, massima esplosione di forza.
Poi, il momento della tisana, una comica, forse la naturale stanchezza. Quale bere? Quali le proprietà e gusto per ogni tipo a disposizione? La tisana, semplice bevanda o rito? La tisana quale futuro?
Persone diverse che concorrono ad un unico obiettivo.
Mauro, lavora con le sue spalle modello campo da calcio, Gabriele, un bambino presente le nota. Morale: Mauro sposta pesi e trasporta il bambino sulle spalle.
Matteo, la molla, brucia energie saltando da un posto all'altro e quando si siede a tavola, i ricami del piatto, subiscono uno scolorimento. Divora tutto quello che vede. Morale: Matteo ha un ottimo peso forma ed un eccellente propulsore alle gambe.
Fiorenzo, quando lavoro non parlatemi troppo. Morale: un trattore che trita lavoro e pensa nello stesso momento; non solo, quando il gioco si fa duro, via le scarpe e attraversamento torrente, (mese di aprile, acqua di scioglimento neve caldissssssimaaaa)
Silene, armata di pennello, riesce a dare luce a travi scure e, con la stessa energia, si butta in avventure outdoor a rischio. Morale: pur essendo a conoscenza delle regole di sicurezza non evita l'estremo e si diverte pure …
Gabriele, 7 anni, mascotte del gruppo. Vuole contribuire, piccoli incarichi portati a termine. Morale: le persone adulte, guardando questo piccolo all'opera, pensano e sorridono.
Arriva il momento del congedo. Il silenzio piomba su Iter-Formo. Un silenzio interrogativo durante il quale penso.
Grazie ragazzi, avete reso un servizio utile, altri arriveranno e diranno: come è ben manutentata questa struttura! Io da bastardo dirò: Tutto merito mio, faccio tutto io, se non ci fossi io...

Grazie ancora!

martedì 20 aprile 2010

Convegno "Oltre i propri limiti"

INCONTRO APERTO A TUTTI!


Circondati dall'esaltazione verbale che tutto è possibile, abbiamo pensato di organizzare un incontro dal titolo “Oltre i propri limiti”.

Vero, non dobbiamo porci dei limiti, ma dobbiamo comprendere che, per riuscire in qualcosa, occorre agire in prima persona, abbattere le personali resistenze, affrontare le fatiche, capire che, in ultima analisi, siamo noi, con la forza che abbiamo dentro, a determinare ciò che vogliamo fare.

Non sarà un incontro nel quale si predica che tutti possono, ma

Solo chi Realmente Vuole Può!

Data: 11/05/2010

Ora: 21.00

Luogo: Sala congressi, Istituto Padre Monti, Via Legnani, 4, Saronno (VA)

Relatori: F. Senatore, L. De Marchi, R. Pezzin

Ingresso: Gratuito, conferma obbligatoria.

Per iscrizioni // -->rpopus@rpopus.it

mercoledì 31 marzo 2010

martedì 30 marzo 2010

Week end avventura

L'articolo di Fiorenzo Senatore.
Famiglia in avventura per emozionarsi e stare insieme.

www.rpopus.it/blog

venerdì 26 marzo 2010

Domande senza risposta

Suonano alla porta dell’ufficio, è tardi, non ho appuntamenti, chi sarà?
Apro, si presenta PV che, ancor prima di salutare, mi dice: “Voglio diventare ricco!”
Replico: “Cadi male, chiedi a chi non ha consigli in materia, ma il tuo stato d’animo mi interessa, vuoi parlarne?” Accetta e inizia a raccontare.
Il nostro dialogo si protrae per circa 30 minuti. Negli occhi di PV c’è tanta speranza, troppa, tanti sogni e non sempre coerenti. Non posso congedarlo senza dire qualcosa, qualcosa su cui riflettere.
“Quello che ti dico caro PV, non è detto che sia la cosa giusta, vuole essere un messaggio e, come ogni messaggio, ti chiedo di leggerlo e pensare. Ci sono tante persone che vogliono combinare qualcosa nella loro vita. La realizzazione è una fonte di grande gratificazione. Ci sono guru che affermano che tutto è possibile, guru seguiti da centinaia di persone, che ti assicurano che in 5, altri in 4, mosse arriverai al successo. Va bene tutto; quando una persona è alla ricerca di qualcosa con affanno, si attacca a tutto e spera.
Puoi fare ciò che vuoi ma attenzione, non mettere troppa carne al fuoco, non mettere in campo tante prove da fare e tentare. Provare e tentare fanno perdere lucidità e potenza di fuoco. Concentrati, mira ad una o due cose, persevera. Buttarsi alla ricerca di un qualcosa è perdente.
Vince chi vuole qualcosa che ha pensato, definito e che si tiene sempre davanti agli occhi.
Ci sono individui che hanno, nel corso della loro attività lavorativa, cambiato mille attività sperando che la successiva potesse essere quella giusta. Stanno ancora provando! Non si cambia quello che vuoi, devi cambiare tu per volere ciò che vuoi.
Il vantaggio è anche un altro; operare in un determinato settore per alcuni anni, ti procura una sana esperienza e competenza, diventi autorevole. Se al mercato incontri un ambulante che vende frutta, dopo poco vende vestiti, dopo poco lo ritrovi che vende accessori per la pulizia, quando lo rincontri, e in quel momento sta vendendo formaggio, cosa percepisci se devi chiedergli un consiglio sull’acquisto?
Devi costruire la tua professione, non affannarti nella ricerca della professione.
Attenzione! Capito cosa vuoi fare, non fermarti, aggiornati, inventa qualcosa di nuovo nel settore che hai scelto, investi in economia reale. Forse, diventerai ricco! ;-)
Di percorsi per ottenere quello che vuoi c’è ne sono tanti. Io non li conosco, puoi chiedere ad altri e ognuno avrà una sua visione. Quando si chiedono questi consigli, i consulenti saltano fuori come i funghi. Ascoltali tutti e comprendi se quello che ti dicono è perché lo hanno fatto o ti raccontano quello che a loro sarebbe piaciuto fare.
Al lunedì sono tutti allenatori di squadre di calcio.
Dedicati, cresci, stringi i denti, credi in te e nelle tue scelte.
Se diventerai quello che desideri e sarai soddisfatto, ricordati di dirmelo!”
Saluto il mio interlocutore, rimango solo e penso.

mercoledì 17 marzo 2010

L'incontro

Le persone che arrivano in Iter-Formo sono in costante crescita.
Questo, mi rende soddisfatto.
La soddisfazione che provo, non è legata solo al termine quantitativo ma, soprattutto, alla qualità.
Posso affermare che le persone che scelgono di trascorrere del tempo presso il centro hanno caratteristiche e modi di pensare “di spessore”.
Persone non visibilmente ridondanti, ma persone che “contano e determinano” veramente i percorsi di organizzazioni e le imprese. Persone che non hanno solo il compito di migliorarsi, ma di migliorare ciò che li circonda perché responsabili, condottieri. Arrivano anche persone che, per ragioni di immagine sono da “copertina”, ma frequentano Iter-Formo, in modo defilato, perché qui si dedicano alla strategia, ai programmi, alla sostanza. Armano il proprio potenziale, si ricaricano per nuove sfide.

L’incontro (torno al titolo)
Lunedì 15 marzo, arriva un gruppo di circa 40 persone. Sono collaboratori autonomi di un marchio conosciuto nel settore immobiliare. E’ un incontro gestito direttamente dalla loro organizzazione e con loro docenti.
La mia funzione è quella del bidello della scuola, carico i camini, mi assicuro che la temperatura sia gradevole, preparo, con l’aiuto di Barbara, la sala per l’attività ludica. Attività che mi piace perché penso, scateno quei quattro neuroni a disposizione.
La mia missione è comunque, sin dove posso arrivare, quella di conoscere le persone dentro.
Ecco il fatto. Durante un break avevo puntato un elemento, aveva qualcosa di strano. Attacco bottone e sparo subito domande di indagine. L’elemento mi risponde con estrema chiarezza e determinazione. La cosa comincia a piacermi, cerco di conoscere meglio, incalzo con domande, risponde a dovere e convincente passione. Guardo il mio interlocutore e, senza esitazione, affondo il colpo: - Ti voglio usare! Risposta: - Se posso essere utile a qualcuno la cosa mi fa piacere, accetto!
Poteva dirmi di tutto, rifiutare, resistere, obiettare, sarebbe stato normale alle mie orecchie ma quella risposta, mi ha steso. Ma come, chiedo di parlare di una faccenda, che agli occhi comuni, vede la persona in una posizione da perdente e questo mi dice così? Comincio a pensare alle cose che si raccontano per motivare le persone a esprimersi. Teorie, racconti oltre oceano di persone che hanno fatto l’impossibile, proclami che inneggiano al nostro potenziale. Avevo di fronte una persona che dalla propria vita e nella condizione in cui è, non si è arresa. Avevo di fronte la prova pratica di tanti concetti che potessero rafforzare la massima, “volere è potere”.
Si dice che i limiti sono dentro di noi, nella nostra testolina. Vero! La persona che ho conosciuto e che voglio presentarvi nei vari incontri che organizzeremo, ha un nome che, per adesso, non svelo.
Quindi, pronti per i prossimi incontri, paleremo delle paure, dei limiti, dei gessi mentali, della determinazione, della preparazione accurata per ottenere un risultato e, come d’incanto, respireremo la pratica di chi, con la propria difficoltà ha superato anche chi parla di buoni propositi seduto davanti al camino perché incapace di fare.
Che botta di entusiasmo che mi ha dato L D M, grazie!

venerdì 19 febbraio 2010

Il fenomeno

Durante una delle mie solite passeggiate serali, ho preso in esame un accadimento.
Alcuni anni fa, mentre consumavo la cena in compagnia di un amico, raccontavo, a quest’ultimo, gli incontri che avevo con alcune persone durante i momenti formativi. All’interno dei miei argomenti inserii il termine fenomeno.
Il mio amico, persona di cultura raffinata, m’interruppe con lo sguardo e iniziò a parlarmi del termine fenomeno. Ascoltai.
“Quando parli di qualcuno che non ha fornito prova di sostanza, puoi paralare di fenomeno. Il fenomeno non ha sostanza, infatti, in latino è portentum, prodigio, invenzione di fantasia, finzione, segno di un miracolo, presagio. Il fenomeno può essere osservabile ma non è detto che sia di sostanza. Sostanza, substantia, esistenza, essenza, materiale di cui è composta una cosa. Quando parli d’aziende, non descrivi solo la loro capacità, ma quello che la capacità ha prodotto, la sostanza. Parli di una persona definendola fenomeno, parli della sua idea della conoscenza, ma può essere priva di sostanza.
Nel marketing, per esempio, forzi tanto sul fenomeno prodotto o idea ma non è detto che quello che c’è dietro all’immagine (fenomeno) che tu hai costruito, ci sia qualcosa che produce valore. Un po' come dire tanto fumo, ma niente arrosto. Conosco persone che si rendono fenomeni per sfondare, è lecito, ma è la sostanza il risultato. Ti ricordi quando hai iniziato e avevi l’ufficio sotto casa tua? Andavi dai clienti vestito bene, con un’auto accettabile, avevi la tua brochure che enfatizzava quello che facevi, parlavi usando il noi, ma ancora il tuo fenomeno non aveva dato frutto. Un po’ come affermare che ti piacciono i mobili d’epoca facendo intendere qualcosa, ma appena qualcuno ti chiede di farti visita, devi inventarti una scusa per evitare che vedano la tua casa. Tutti sono fenomeni, guardati in giro ma, gratta, gratta …”.
Da quella sera, dopo aver ascoltato il mio amico, mi sono proposto di fare ciò che dico e dire ciò che faccio. Facendo così si sta meglio con se stessi.

lunedì 8 febbraio 2010

Comunicazione

Iter-Formo centro residenziale per la formazione in linea, con la missione per la quale è stato realizzato. “essere un punto d’incontro per chi vuole dedicarsi alla propria crescita”

Per questo motivo, comunichiamo, a tutte le associazioni che si dedicano alla cura dei bambini in difficoltà, che la struttura Iter-Formo è disponibile ad ospitare permanenze a fini utili.

Linee guida:
L’uso della struttura è gratuita
I giorni d’utilizzo non possono superare i 7 giorni
Le richieste d’uso struttura devono pervenire 60gg prima dell’utilizzo.
Gli ospiti devono essere accompagnati e assistiti dal personale dell’associazione che è presente durante tutto il soggiorno
L’associazione, riconosciuta, presenta un piano della finalità del soggiorno

Iter-Formo, nella figura dei soci fondatori, non divulgherà, a fini propri promozionali, il servizio offerto.


Nota informativa:
Questa è solo una comunicazione, i dettagli sono forniti, a richiesta, all’associazione.

martedì 2 febbraio 2010

martedì 19 gennaio 2010

Risolvere questioni e su queste costruire una strategia organizzativa

Da un'idea, si è passati alla pratica. L'idea, organizzare un incontro nel quale si valutino i metodi per risolvere i problemi. Idea concretizzata. La faccenda che più mi faceva pensare non era trasferire nozioni, il dubbio era che tutto cadesse nel gran calderone delle parole e dei grandi sistemi, nei voli spaziali del manager frustrato. Mi sono sbagliato e sono, per questo, soddisfatto. Un gruppo di 9 persone hanno collaborato e messo in moto un meccanismo al di fuori del comun pensare, gli stereotipi sono stati massacrati. Hanno sviluppato una strategia organizzativa che anticipa il futuro delle organizzazioni. Quel qualcosa che tutti sperano possa succedere in un futuro ma, per motivi vari ma riconosciuti, non agiscono per ottenere il risultato.

Quì anticipo solo la fotografia di gruppo.
Individui all'apparenza normali, e lo sono, ma quando li chiami all'urlo di "Richmond" scattano e vincono!
l dettagli del progetto, già in fase di implementazione, gli esporrò a termine dei lavori.

venerdì 8 gennaio 2010

Inizia un nuovo anno

Inizia un nuovo anno, molti i propositi, le speranze e le attese.
Ogni anno si ripete lo stesso copione, a volte esce un bel film, tutto realizzato, altre volte, fiasco completo.
Morale altalenante, un periodo a tutto gas, momenti di sconforto, sprazzi d’invincibilità e via, così il tempo passa.
I propositi che ci poniamo sono obiettivi. Teniamo a questi obiettivi perché pensiamo che, una volta raggiunti, staremo bene.
L’idea di realizzare qualcosa spinge l’uomo ad usarsi sino in fondo, la forza che genera trita tutti gli ostacoli che incontra. Molte volte l’ostacolo siamo noi stessi ma, per evitare di ammettere questa deficienza, diciamo: sì però, ma … se avessi … se potessi …. sarebbe utile …
Attenzione a questo racconto:
Un giovane stava camminando a fianco del maestro. Il giovane, cogliendo l’occasione per recuperare qualche consiglio, si rivolge al maestro così: “E’ iniziata una nuova stagione e voglio portare a termine alcuni progetti. Ho pensato che il percorso sarà difficile. Sarei avvantaggiato se avessi una compagna che mi appoggiasse, se avessi più tempo sa, non vorrei perdere gli amici o le feste che organizziamo, se trovassi una persona che mi affiancasse nel progetto tutto sarebbe più semplice.” Il giovane continuò a parlare per un bel pezzo di strada. Il maestro ascoltava non annuiva ne dissentiva. Il giovane, esauriti gli argomenti, chiese al maestro un consiglio. Il maestro, chinandosi, raccolse un bastone e lo prese a bastonate.