sabato 29 novembre 2008

Autocontrollo

"L’autocontrollo è disciplina che va allenata"

mercoledì 26 novembre 2008

Guardando il www.rpopus.it chiedo critiche

martedì 25 novembre 2008

Dentro di noi

"Se dovessimo sapere quanto potenziale c’è in noi ci dimenticheremmo di dormire…"

domenica 23 novembre 2008

Credere nelle proprie forze

"Due strade da imboccare: una con niente e combinare qualcosa, l’altra con qualcosa senza combinare niente"

giovedì 20 novembre 2008

I "come?"

Nel blog, sono espressi alcuni perché.
Porsi domande e pensare all’eventuale risposta, è una pratica che facilita il cambiamento, tiene allenato il cervello, si indaga in maggior profondità sul proprio modo di agire. La lista dei benefici è lunga e, considerato che ognuno di voi può pensare, può fare una propria lista dei vantaggi che si ottengono nel porsi domande.
La risposta ai perché, a volte, richiede un’altra domanda: “come?”
Una determinata faccenda si verifica. Perché? Subito dopo arriva la domanda, come posso fare perché la faccenda si ripeta o come posso fare per evitare il suo ripetersi?
Ecco, nel blog, voglio dare spazio ai “come?”. Passare alla pratica. Per fare questo però, occorre il vostro aiuto. Come? Facendo domande dirette. Come posso …. Se sarò capace nel darvi un suggerimento, risponderò.
Le aree sulle quali si può lavorare sono tante, vi chiedo una cortesia, non sottoponetemi quesiti matematici, informatici. Alcuni giorni fa ho litigato con il metro, ha vinto lui, il computer, quando mi avvicino, entra in stallo e sullo schermo appare “stammi lontano, fai solo danni”.
Mentre attendo vi saluto.
PS. Se incapace di darvi risposta, ammetto la mia ignoranza ma rispondo in ogni caso.

Autovalutarsi

"Il confronto basato sui fatti accresce"

martedì 18 novembre 2008

Obiettivi

"Maestro, perché ho ottenuto un risultato?" "Perché hai agito con attenzione nelle azioni precedenti!"

Opportunità

"In compagnia “si parla” delle opportunità, in solitudine “si pensa” alle opportunità perse"

domenica 16 novembre 2008

I cardini

I lavori manuali mi attirano anche se non sono un fenomeno.
Presso il centro, sabato 15, mi sono cimentato nell’istallazione di una porta vecchia ristrutturata.
Osservando la porta, pensavo a come lavoravano le persone anni fa. Gli utensili da lavoro non erano paragonabili agli attrezzi d’oggi, ma il manufatto racchiude abilità manuale, buon gusto e utilità. Utilità, una porta è sempre utile, si può pensare. E’ vero, soprattutto in montagna che deve essere chiusa per evitare la dispersione di calore tanto prezioso nelle giornate fredde. Le porte che comunicano nelle stanze di soggiorno continuo, io, le lascio sempre aperte. In città, le temperature sono controllate da buoni impianti di riscaldamento e, nella maggior parte dei casi, i metri quadri nei quali si vive sono contenuti. Lassù, a 1200 metri è tutta un’altra storia. Ogni stanza deve difendere il calore. E la porta? Va chiusa! E se ti dimentichi? Beh, qui entra in campo la domotica. Domotica di circa 150 anni fa o forse più. La porta che stavo istallando, presentava due tipi di cardini. Uno tradizionale, posto nella parte superiore, l’altro, quello inferiore, sporgente e fuori asse rispetto a quello superiore. Morale. Tu apri la porta, hai le mani impegnate o non pensi di chiuderla? Non c’è problema, si chiude da sola senza nessun intervento d’accompagnamento o spinta. Non solo, è difficile che queste porte grattino a terra questo, è determinato dai cardini che guidano la porta, dall’alto al basso. Magia? No! Utilità! Continuavo a guardare il serramento e gli occhi fissavano e cardini. Pensavo, guarda questi cardini come sostengono la porta e come la fanno muovere. Ad un certo punto mi sono posto due domande? Tu, Roberto, quali cardini di sostegno hai? I tuoi cardini come ti fanno muovere? La porta è montata, le risposte alle domande che mi sono fatto sono ancora latenti! E tu, quali cardini di sostegno hai e come ti muovi in relazione a loro? Buona pensata!

giovedì 13 novembre 2008

Perchè fare un master outdoor residenziale?

Master Iter Formo

Cos’è? E’ un percorso formativo che si sviluppa in due mesi. Due mesi (full time), cadenzati da studio, sport ed esperienze professionali.
Due mesi nei quali il giovane si prepara ad entrare nel mondo del lavoro o meglio, come filosofia del master, si prepara il giovane ad avviare attività imprenditoriali o ad assumere ruoli di responsabilità nelle dinamiche aziendali. E’ un percorso che mira ai tre principi fondamentali del nostro metodo di formazione: essere, conoscere e fare.
Quando presento il progetto, presso aziende o enti, noto un’attenzione particolare. Il consenso al programma è totale. Ma, come si sa, a parole è facile condividere. Infatti, quando annuncio che le iscrizioni sono aperte, alcuni elementi subiscono un abbassamento rapido della mascella. Probabilmente pensano che il progetto sia ancora teorico. Il loro consenso è di principio, apprezzano l’idea e la sua essenza morale. Le frasi che accompagnano il loro consenso sono: "La formazione va fatta così! Un giorno cambierà! Bisogna pensare a queste cose per i giovani, quello che si fa adesso non è sufficiente! Le competenze traversali sono importanti!" E via di seguito. Siamo troppo abituati a parlare delle cose che andrebbero fatte. Grandi parole, grandi progetti ma, nella sostanza …
Quando parlo ai miei allievi li esorto a non cadere in un errore madornale: “Non siate quelli che seduti al bar parlano di quello che bisognerebbe fare o parlano di quello che hanno fatto o fanno gli altri. La vostra vita vi chiede qualcosa di più!”
Morale, il progetto Master Iter-Formo c’è. Per la tipologia del progetto formativo però, dobbiamo fare i conti con una serie di ostacoli.
Il più duro è l’innovazione intrinseca del progetto. La particolarità del programma è totale. E, purtroppo, quando non ci sono paragoni, la faccenda si complica. Il mio interlocutore percepisce il positivo, ma non ha la visione giusta.
Quando discuto con alcuni dei miei colleghi e collaboratori dei criteri di selezione dei giovani, cozzo contro una serie di opinioni che mi fanno girare le scatole.
Il mio intento è quello di incontrare giovani agguerriti. Giovani aperti alle sfide reali. Ma mi si dice: “Sai Pezzin, è difficile che un giovane rimanga lontano da casa per due mesi, la famiglia, gli amici, sono da capire”.
Io questo tipo di giovane non lo capisco! Come può un giovane sentire questo travaglio? Come può a un giovane pesare due mesi in confronto a tutta una vita? Perché, un giovane, pronto a conquistare il mondo, "se la mena" per due mesi di assenza? Il periodo di master è sicuramente indicato per quei giovani che hanno caratteristiche e peculiarità quali: forte motivazione nel voler agire, doti di leadership, propensione alle sfide e altro. Il mio intento è quello di incontrare dei personaggi d’azione. Provate a pensare ad un gruppo di persone che hanno temperamento alla William Wallace, cuore impavido, date loro le tecniche e le dritte giuste e … beh, chiedo troppo. Che manager avremmo!

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martedì 11 novembre 2008

Chi te lo fa fare!

“Ma chi te lo fa fare!” Dice quello che non fa niente, ma gode di quello che gli altri fanno.

Valutare

"Quando qualcuno ti parla, ascolta la sua verità e pensa che potrebbe dire il falso"

giovedì 6 novembre 2008

Non ti curar troppo del giudizio

"Ognuno vede con i propri occhi e giudica con le proprie opinioni"

mercoledì 5 novembre 2008

Dentro di te

"L’allievo, passati alcuni giorni lontano e nel silenzio, chiede al maestro: “Maestro, io non ho amici che mi aiutano nei momenti del bisogno, che mi sollevano dalla tristezza, che mi ascoltano quando parlo, che mi portano consiglio. Sono solo!” Il Mastro lo guardò e rimase in silenzio. Sconsolato e senza una risposta, l’allievo se ne andò: Un giorno, di gran luce, il maestro fu attratto da un gruppo di persone intente ad ascoltare una voce chiara e poderosamente convinta. Si avvicinò e vide l’allievo che spiegava: “Cerchiamo fuori senza sapere che dentro di noi c’è un amico che ci aiuta, ci entusiasma, ci ascolta, ci consiglia. Cercatelo!”

martedì 4 novembre 2008

Osare

Dedicato all’anonimo di ieri:
“Disse: “Venite sull’orlo” risposero: “Abbiamo paura” replicò "venite al limite”. Andarono, li spinse, volarono…”

Aggiornarsi

"In riposo, all’ombra di un grande albero, un cavallo e un asino discorrevano. Il cavallo, preso dalla superbia, disse all’asino: “Tu non potrai mai essere un cavallo!”
L’asino, dopo rapida riflessione, rispose: “E’ vero! Io non potrò mai essere un cavallo, ma tu potresti diventare un asino!”

lunedì 3 novembre 2008

Verso ...

"Per migliorare bisogna andare verso; non attendere"