domenica 16 novembre 2008

I cardini

I lavori manuali mi attirano anche se non sono un fenomeno.
Presso il centro, sabato 15, mi sono cimentato nell’istallazione di una porta vecchia ristrutturata.
Osservando la porta, pensavo a come lavoravano le persone anni fa. Gli utensili da lavoro non erano paragonabili agli attrezzi d’oggi, ma il manufatto racchiude abilità manuale, buon gusto e utilità. Utilità, una porta è sempre utile, si può pensare. E’ vero, soprattutto in montagna che deve essere chiusa per evitare la dispersione di calore tanto prezioso nelle giornate fredde. Le porte che comunicano nelle stanze di soggiorno continuo, io, le lascio sempre aperte. In città, le temperature sono controllate da buoni impianti di riscaldamento e, nella maggior parte dei casi, i metri quadri nei quali si vive sono contenuti. Lassù, a 1200 metri è tutta un’altra storia. Ogni stanza deve difendere il calore. E la porta? Va chiusa! E se ti dimentichi? Beh, qui entra in campo la domotica. Domotica di circa 150 anni fa o forse più. La porta che stavo istallando, presentava due tipi di cardini. Uno tradizionale, posto nella parte superiore, l’altro, quello inferiore, sporgente e fuori asse rispetto a quello superiore. Morale. Tu apri la porta, hai le mani impegnate o non pensi di chiuderla? Non c’è problema, si chiude da sola senza nessun intervento d’accompagnamento o spinta. Non solo, è difficile che queste porte grattino a terra questo, è determinato dai cardini che guidano la porta, dall’alto al basso. Magia? No! Utilità! Continuavo a guardare il serramento e gli occhi fissavano e cardini. Pensavo, guarda questi cardini come sostengono la porta e come la fanno muovere. Ad un certo punto mi sono posto due domande? Tu, Roberto, quali cardini di sostegno hai? I tuoi cardini come ti fanno muovere? La porta è montata, le risposte alle domande che mi sono fatto sono ancora latenti! E tu, quali cardini di sostegno hai e come ti muovi in relazione a loro? Buona pensata!

4 commenti:

  1. So che esco dal seminato ma è il primo pensiero che ho avuto e volevo condividerlo.
    Curioso come le cerniere delle porte possano essere un punto di riflessione per la propria vita. Agli esercizi spirituali in preparazione all'ordinazione sacerdotale il don che li teneva ha consegnato a tutti noi la cerniera di una porta, ha sfilato il perno che tiene insieme le due parti e ha affermato che un'aletta era la chiesa prima di noi, l'altra era la chiesa dopo di noi e il perno che le teneva iensieme eravamo noi... impegnativa la faccenda!

    RispondiElimina
  2. La capacità di pensare dove ci spinge! quanti significati per un oggetto semplice. Penso che, come nel tuo racconto i cardini della mia vita siano di due tipi, il primo quello classico frutto dell'educazione ricevuta, della cultura, dell'ambiente in cui vivo e che mi accompagna nella vita quotidiana, nelle piccole scelte di ogni giorno, lo standard che ci allinea che ci fa sentire parte di un gruppo, di una società; l'altro, "fuori asse" è o sono i sogni a cui tendiamo, "a cui giriamo intorno", è cio che ci differenzia dagli altri e il cui tendere ci spinge a migliorarci, a rendereci una "porta" diversa, che sebbene si apre e chiude come le altre, ha delle particolarità.

    RispondiElimina
  3. Puntuale don, ti auguro di mantenere ben oliato il perno, so che il tuo non verrà mai aggredito dalla ruggine e questo, è un gran vantaggio per chi ti conosce. Ciao Pez

    RispondiElimina
  4. E' vero il cardine è un oggetto semplice ma utile, pensa alle porte in faccia se lui, il cardine, non funzionasse bene. Lavora sul tuo cardine "fuori asse" e noterai che ogni sogno è realtà, ricercare il miglioramento non è fantasia è libertà. La ricerca ti spinge in mondi che non tutti conoscono ma tutti anelano. Anche te auguro di tenere lubrificato il tuo cartedine, quello "fuori asse" intendo l'altro, un giorno, lo butterai, non servirà più. Ciao Pez

    RispondiElimina