lunedì 30 marzo 2009

venerdì 27 marzo 2009

Uscire dall'abitudine

Io non applico ciò che è già scritto, faccio quello che penso!

giovedì 26 marzo 2009

Un granello di sabbia della comunicazione

Analizza con attenzione ciò che senti dire. Molte volte l’uomo racconta cose diverse dal suo intimo pensiero.

mercoledì 25 marzo 2009

L'arte del comunicare

L’uomo usa le parole per far comprendere le sue idee e far accettare i suoi concetti.

martedì 24 marzo 2009

L'uomo

Il colore può mutare d’intensità, l’uomo può mutare il proprio modo di fare.

giovedì 19 marzo 2009

W l'impresa

Quando ho sottoposto questa lettera per il blog mi hanno detto che mi sarei fatto del male.
Mi hanno detto: “Devi essere politicamente astuto se vuoi stipulare contratti”.

Ho risposto: “Voglio lavorare con manager veri e non con manichini da vetrina,
sono interessato e attratto da chi decide, investe e muove veramente i fili delle organizzazioni, gli altri, sono conoscenti che non sempre stimo!”

Il terzo uomo, entrato nella discussione, dice: Bene ragazzi, questa è la prova di come perdere i potenziali clienti che, non avranno le palle, ma ti fanno fare i soldi!

A quel punto, supportato da una disapprovazione evidente, ho deciso di pubblicare la mia lettera.

Non dico apertamente che c’è crisi perché, nella sostanza, siamo ancora lontano da questo termine duro e al momento un po’ di moda.
Sono momenti difficili. Difficili perché c’è la paura, l’attesa incerta. Queste due sensazioni in parte motivate, ci rendono nervosi e bloccano la volontà di reazione. Le cause sono molteplici. Una di queste è la paura di perdere il “volo”; ogni azione è seguita da una riflessione negativa, anteponiamo la sconfitta, o la non necessità di fare qualcosa, e così stiamo fermi, titubanti sul da farsi. Dire che oggi è la conseguenza di ieri può sembrare un concetto riduttivo ma, nella sua semplicità, è vero!
Quando il cannone tirava abbiamo giocato, non tutti, a fare gli uomini dell’alta finanza, abbiamo fatto girare il danaro come le figurine doppie; vi ricordate la vostra giovinezza? Bene, ci sono stati individui che giocando hanno massacrato il lavoro di molti, l’economia reale. Il lavoro, la costruzione reale di qualcosa, il tangibile o il servizio utile alle persone. Ci siamo dimenticati che l’economia non è un termine moderno, ma vecchio come l’uomo, che, nei secoli, ha lavorato per il proprio sostentamento e la progressione dei servizi collaterali utili al vivere. Abbiamo cominciato a rovinare, quando abbiamo dato importanza alla carta moneta. Abbiamo pensato che la ricchezza fosse solo il conto in banca, la percentuale d’interesse che dava, compravamo cose solo sulla carta. Tutto funzionante per un pò poi ….
Ci siamo dimenticati dell’uomo. L’uomo intelligente che progetta, crea, consuma, lavora, fa fatica. Possiamo pensare che questa sia emerita teoria o filosofia. Errore! Perché? Perché la conseguenza del contrario si vede e si sente!
Possiamo pensare che tutto questo non dipenda da noi, le grandi c….ate sono state fatte da altri. Vero, ma abbiamo imparato, imitato e assecondato gli altri.
Nel nostro piccolo abbiamo partecipato alla disfatta.
C’erano le imprese. Ci furono le grandi imprese.
Guardatevi intorno e vedrete l’effetto ritiro, la maglia, se non è di buon tessuto, al primo lavaggio si restringe. Le grandi imprese si accorgono che gli uomini che sono dentro fanno numero e non esprimono valore aggiunto; il loro interesse è ricoprire cariche o posti di lavoro. Peggio per le aziende partecipate da interessi statali o politici. Allora, la pensata …, rimarremo grande impresa ma la dividiamo in unità, unita di business. Facendo così, abbiamo fatto un passo verso l’origine, l’impresa tradizionale. L’impresa gestita da chi è interessato, il motivato, il condottiero, una figura o più figure che guadagnano sulla base dei risultati raggiunti. Ma questo, ad alcuni non piace. Mi hanno detto che noi, in Italia, abbiamo ancora un numero elevato di piccole e medie imprese. Prova pratica, in questo momento abbiamo meno caos rispetto ad altri paesi invasi dalle grandi imprese. Vogliamo le grandi imprese? Bene, accettiamole con una condizione, nelle varie sedi ci deve essere un elemento o più elementi, che agiscano alla maniera del vecchio amato e odiato sciur Brambilla. Le aziende guidate da interessi finanziari o da attività politiche non hanno anima. E’ l’anima, la passione, il desiderio di realizzare qualcosa che da vita all’impresa. Il resto, tutte c..te. Preciso che non sono un esperto in economia, sono solo uno che sta dalla parte dell’uomo, che pensa e agisce. Non sono dalla parte di chi è pagato per gestire grandi imprese cotte, mai risollevate, alimentate da danaro pubblico, sempre in perdita. Questi personaggi, fallito da una parte, li ritroviamo dall’altra. Incapaci con stipendi garantiti. E’ bello fare danni con il portafoglio pieno! E’ bello fare i top manager da copertina quando l’azienda te la foraggiano gli altri. Questa, è la prova di quanto sono fenomeni. Evviva l’economia reale, viva l’impresa!

lunedì 9 marzo 2009

solo 10

Solo 10 "ok procedi" poi si inizia a martellare. Mi hanno detto e scritto puoi iniziare anche con meno "ok procedi" Rispondo: Mantenere una posizione assunta è importante. I 20 che vorranno, sarà come per i componenti di una squadra, desiderano vincere e lottano per farlo. A presto!

venerdì 6 marzo 2009

Obiettivo 20

Il 20, ok pez procedi, è un risultato/obiettivo che si può raggiungere! Conosci qualcuno che puoi coinvolgere nel leggere il blog? Bene, "coinvolgi" "motiva" "incentiva" questi, non sono solo termini ma stati mentali che dobbiamo allenare. Pez

lunedì 2 marzo 2009

Il criceto, parte seconda

Ritorno sull'animaletto simpatico, poi lo lascio stare.

Discutendo con un amico esperto di animali, mi ha garantito che il criceto non è così insofferente della sua condizione. Ormai si è abituato, i criceti che lo hanno preceduto vivevano nella stessa condizione, lui si muove per abitudine ereditaria, non conosce altro. I criceti che lo seguiranno saranno nella stessa condizione. Rimanendo solo e pensando a quanto detto dall'amico, ho riflettuto sui termini: abitudine, condizione preconfezionata, atteggiamenti tramandati, desiderio di uscire da una condizione. Un caos mentale! Ma perché, noi, muniti di ragione, resistiamo tanto al cambiamento? Se la nostra condizione è causa di menate mentali, perché non cambiamo abitudini?

Ho pensato, se mi date un cenno per il proseguo, di programmare una serie di mini articoli.

Piccoli suggerimenti che ci accompagnano per una decina di giorni. Una sorta di programma di allenamento mentale per valutare se siamo capaci di modificare una o più abitudini dannose per il nostro sviluppo o cambiamento. Se siete d'accordo datemi un cenno! Come? Scrivete sul blog OK Pez procedi. Se volete rimanere nell'anonimato nessun problema, l'importante è arrivare ad almeno 20 ok Pez procedi! Qui parte la prima lezione, OSARE, ESPLORA, CHIEDERE! Non mi resta che aspettare. Ciao a tutti.