martedì 17 novembre 2009

Problem solving operativo

Ci sono eventi che…
Ci sono eventi che possono far aprire gli occhi. Uno di questi, che sponsorizzo, si chiama “portati un problema e insieme lo risolviamo”, o meglio, per dare un tono più figo, problem solving operativo.
Quando l’idea di questo evento è stata abbozzata, eravamo davanti ad un caffè nella cucina di Iter-Formo; il mio primo pensiero è stato: “occhio al rischio di parlare troppo, se stai nel gioco devi mettere un paletto, si ritorna dall’incontro con la soluzione o con elementi utili per la soluzione!”
Tendo, dopo il primo getto di pensiero, a rielaborare la questione, così, come normalmente faccio, vado a camminare nel sentiero che ho denominato passeggiata di Arthur. Silenzio, l’unico chiacchiericcio sono le foglie secche schiacciate dai miei scarponi. Raduno mentalmente gli argomenti emersi e inizio a “vedere” i vari aspetti. Prima di entrare nel bosco, ecco l’immagine.
Persone riunite, persone provenienti da varie organizzazioni con esperienze diverse, persone con atteggiamenti, propensioni mentali e competenze diverse, persone orientate alla soluzione di qualcosa. Discutono, si scambiano idee, visioni, esperienze, si motivano, si incoraggiano, si sfidano, determinano.
OK si fa!
Si procede perché è un’opportunità poter affrontare un problema in modo diverso, con altri occhi. Quando affrontiamo le questioni, lo facciamo a nostro modo, sempre con lo stesso metodo, sempre accompagnati dall’abitudine. Non ci rendiamo conto ma abbiamo vizi di forma. Iniziamo il nostro cammino, per risolvere le questioni, ponendoci dei limiti senza neanche accorgerci; ci valutiamo per quello che pensiamo di noi stessi, per renderci conto, tardi, che di fiato a disposizione, per percorrere il nostro cammino, ne avevamo da vendere.
Siamo addomesticati dall’abitudine, non generiamo più idee perché fossilizzati nel nostro ambito. Pensiamo che certe attività o manovre nel nostro ambito d’azione non si possano fare perché nessuno le ha mai fatte. Lentamente ci allineiamo, non creiamo valore a ciò che facciamo, ci limitiamo per rimanere nella cerchia ristretta del nostro campo o settore. Il nostro cervello si rinsecchisce e rinuncia al nuovo, ha paura.

Come funziona il programma “Problem solving operativo”? Non fate a me la domanda! Le info si possono recuperare nel blog della mente e nel sito.
Le idee e le soluzioni ai problemi, nascono dal confronto, perché il nostro cervello, intelligente, acquisisce elementi, li lavora e genera le novità e le soluzioni. Se si rimane sempre nello sesso brodo, ci si autoconvince che tutto il mondo che ci circonda è limitato a noi. Un po’ come il criceto, gira, gira, gira e guarda fuori dalla gabbietta stupefatto per quello che vede, ma pensa che la sua condizione sia comunque quella.
Quello che a me preme sottolineare è l’importanza della relazione, lo scambio di idee e atteggiamenti mentali utili per affrontare le questioni da risolvere. Quello che per me è problema adesso, può essere stato problema per qualcuno prima, quello che per me è problema non è problema per l’altro, ecco perché mi confronto prima di fasciarmi la testa con cazzate o convinzioni personali che rispecchiano la mia natura di lamentoso per contratto. Dire: “ho una serie di problemi” senza comprendere è deleterio, dire “ho una serie di problemi” per renderci unici, è fantozziano, sono capaci tutti a menarsela per le questioni da risolvere. Molte volte la sfiga non è il problema emerso, siamo noi che siamo sfigati a non saltarci fuori. Per dirla in modo più elegante il problema siano noi, non il problema che dobbiamo risolvere. Sapete dove è la bruttura di tutto? Sta nel fatto di pensare che noi siamo dalla parte giusta, noi non sbagliamo, abbiamo fatto di tutto, sono i problemi che ci saltano addosso!
Buone cose a tutti!!

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